
Il progetto “Hidden Garden“ in piazza Aspromonte tra i cantieri sotto la lente della Procura
"Ci avevano consigliato di lasciare perdere perché saremmo andati a sbattere contro i mulini a vento. E invece, eccoci qui". Paola Barba abita in piazza Aspromonte da 17 anni. La sua battaglia - con un gruppetto di vicini - è cominciata nel 2018 ed è stata la scintilla di un’inchiesta che vede oggi 74 indagati, sei richieste di arresto e cantieri bloccati. Non quello accanto a casa sua, però, che si sta popolando. Tutto ha inizio nel 2018: "Ricordo ancora quell’assemblea condominiale – racconta Paola –: vennero a parlarci del fatto che il vicino aveva venduto il cortile e la palazzina a tre piani che ospitava una casa editrice a un certo Bezziccheri". Che oggi figura tra gli indagati e tra le sei persone per le quali la Procura di Milano ha chiesto l’arresto. Il progetto in questione si chiama Hidden Garden, “Giardino nascosto“. Ed è un palazzone di sette piani con 45 appartamenti. Uno in più di quelli che lo circondano, stile anni Trenta.
"Praticamente lo hanno costruito nel nostro cortile – racconta Paola –: abbiamo interpellato subito alcuni avvocati, ma ci avevano detto di fermarci, perché non ci sarebbe stato nulla da fare e avevano tutte le carte in regola per costruire. A pensarci ora, col senno di poi, se avessimo bussato subito al Tar forse si sarebbe potuto fermare questo ecomostro". Il gruppetto di condomini di piazza Aspromonte però non si è arreso. Nell’autunno del 2019 iniziarono le prime mobilitazioni, sfociate in un esposto presentato a luglio del 2022 alla Procura di Milano con l’avvocata Veronica Dini. Nel 2022 il sequestro d’urgenza del palazzo di sette piani, che però non fu convalidato dal gip e anche il Riesame, successivamente, non accolse il ricorso dei pm. Poi un annullamento con rinvio del mancato sequestro da parte della Cassazione, su ricorso dei pm. E una nuova decisione del Riesame sul no al sequestro, confermata infine in via definitiva dalla Suprema Corte. Nel frattempo il palazzo è stato costruito. E mercoledì è emerso l’ultimo capitolo dell’inchiesta, che da piazza Aspromonte, si è allargata. "E sono ancora più delusa – commenta Paola Barba –: non sono contenta che sia indagato anche il sindaco Sala, né che per l’assessore Tancredi abbiano chiesto i domiciliari. Non mi fa piacere, da milanese. Ma speriamo che tutti questi fascicoli aperti non vengano buttati al macero".
"Abbiamo dato il via a questa cosa, per noi è una conferma – continua – e per fortuna che lo abbiamo fatto questo esposto... ma resta l’amarezza". Di un gruppetto di cittadini che troppo spesso si è sentito solo. "Tanti sono ormai abituati al peggio, alla resa, a non reagire. In questi anni ci siamo sentiti ripetere che tanto non cambia nulla. Non è vero. Se solo la nostra battaglia riuscisse a mettere fine a certe pratiche sarebbe già un risultato". Certo, il "palazzo nel cortile" ormai resta, non si può tirare giù. "Causerebbe ancora più problemi e polvere, abbiamo visto con la villetta liberty di due piani, figuriamoci demolirne sette, ma se andremo a processo penale speriamo che almeno ci vengano riconosciuti i danni. Ci costituiremo parte lesa: zero privacy, i condomini sono così attaccati che ci vediamo in casa. Rumori continui, terrazza inaccessibile. Non vedo più la luna".
Da piazza Aspromonte si aspettavano di arrivare fin qui, con l’inchiesta? "Quando siamo stati convocati la prima volta in Procura ho avuto la sensazione che fosse l’accensione di una miccia, quello sì. Ma che possano essere coinvolti anche il sindaco e l’assessore faccio fatica ancora a considerarlo. Io ho votato la Sala la prima e la seconda volta – confida Paola –: la prima sulla scia dell’Expo. Se è riuscito a portare la città a un successo simile, non dal punto di vista economico, ma di ritorno della città, è la persona giusta, mi dicevo. Mi dava fiducia e, nella persona in sé, ho ancora fiducia. Spero riesca a dimostrare che non c’entrava con questo. Ma se Milano è così innervata di malaffare e conflitti di interesse... è difficile pure pensare di tornare a votare".