Il Comune e il caso centri estivi: tanti numeri, nessuna risposta

La replica della Giunta dopo il nostro pezzo sulla famiglia che si è trovata davanti al bivio: accettare la proposta dell’amministrazione o pagare 4mila euro

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di Giambattista Anastasio

Il 14 luglio abbiamo riferito del bivio davanti al quale si è trovata Ilaria Lepore: far frequentare a suo figlio Diego il centro estivo nel periodo imposto dal Comune (4 settimane entro il 31 luglio) o iscriverlo nel e per il periodo utile e necessario a consentire a lei e a suo marito di lavorare, pagando però di tasca propria, oltre all’iscrizione, anche l’educatore, come è purtroppo chiesto a tutti i genitori di figli con disabilità, per un conto complessivo di circa 4mila euro. Nei giorni successivi il Comune di Gorgonzola ha inviato a Il Giorno una richiesta di rettifica che, pur non rettificando alcunché, non possiamo non pubblicare perché in quella nota si sostiene che l’articolo del 14 luglio dà "un’interpretazione molto fuorviante del sistema dei servizi per la disabilità" della città di Gorgonzola.

Ad ogni modo: noi non abbiamo voluto fornire alcuna interpretazione del sistema dei servizi per la disabilità" del Comune. Noi, invece, abbiamo riportato una vicenda precisa e puntuale a proposito della quale la nota del Comune dice poco e niente. Nel dettaglio, il Comune ci informa che l’"entità del voucher economico corrisposto alle famiglie" arriva "fino a 1.500 euro per ciascun figlio disabile con soglia Isee elevata a 25mila (fino ad un massimo del 100% della spesa sostenuta)". Peccato avessimo già riportato dell’esistenza del voucher, peccato che l’entità maggiorata in caso di figli con disabilità è fatto ordinario, peccato non sia comunque un fatto pertinente con quanto l’articolo intendeva denunciare. Bene che il voucher possa coprire il 100% della spesa sostenuta, ma non è questo il caso della famiglia di Diego e ogni voucher funziona a rimborso: la famiglia anticipa i soldi (se può!) e poi li recupera dopo qualche mese. Il Comune fa poi sapere che non gestisce direttamente il centro estivo dal 2019, anno dal quale "ha inteso valorizzare le proposte presenti nel territorio, mettendole a sistema e promuovendole". Che i Comuni non gestiscano centri estivi ma li diano in affidamento a terzi è – di nuovo – fatto ordinario. Ma questo non solleva il Comune da alcun onere: la regia, il dovere di indirizzo del servizio resta in capo all’amministrazione. "Già dal 2021 – prosegue la nota comunale – sono state destinate consistenti risorse economiche sia per abbattere (...) le rette del Camp Estivo realizzato dal centro sportivo comunale, sia per erogare i voucher a sostegno delle famiglie che liberamente scelgono strutture diverse": fatto non pertinente perché mai contestato. Un conto è il desiderio di propaganda del Comune, un conto è il contraddittorio su avvenimenti precisi.

Avanti, però: "L’aspetto qualificante dell’intervento in favore della disabilità è la presenza di un’assistenza educativa ad personam (...) per 4 settimane nel periodo compreso tra la conclusione della scuola e la fine di luglio": sono esattamente le 4 settimane, riconosciute solo entro la fine di luglio, delle quali abbiamo scritto. Il Comune spiega di aver proposto questo arco temporale perché è "il periodo in cui storicamente il centro estivo comunale si svolgeva nella città": sembra evidente la pochezza dell’argomentazione, soprattutto a fronte dell’accento posto qualche riga prima sulla necessità di garantire a famiglie e minori un "progetto personalizzato". Il Comune riferisce delle molte mail intercorse con la famiglia per comprenderne le esigenze: noi abbiamo quelle mail per ovvie ragioni di verifica delle fonti e per eleganza ci limitiamo a dire che esse non spiegano nulla e le risposte dell’amministrazione sono state pure intempestive. Infine: il Comune dice di non aver mai chiesto il pagamento di 4mila euro. Bene, nel pezzo si legge chiaramente che alla famiglia è stato detto che per le settimane di interesse non ci sarebbe potuta essere la copertura del Comune. Da qui l’ovvia conseguenza: per quelle settimane avrebbe dovuto pagare la famiglia. E quindi abbiamo fatto i conti e dimostrato che cosa significasse. Da qui il bivio al quale si sono trovati questi genitori: accettare la proposta preconfezionata dal Comune o imbarcarsi in una spesa coperta solo parzialmente dal voucher comunale e solo a distanza di mesi. E chi non può? I temi veri restano senza risposta, purtroppo. A Gorgonzola come altrove. La disparità resta nei fatti. Voucher o non voucher, una famiglia che abbia minori con disabilità, qualora abbia esigenze non conciliabili con le settimane proposte dal Comune, deve pagare di tasca propria anche l’educatore, anticipando – o in alcuni casi pagando e basta! – somme non indifferenti. Alle altre famiglie basta pagare l’iscrizione.

mail: giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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