Il compito della crescita multi-prospettica

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Daniele

Nappo*

La scuola dovrebbe essere considerata una “scuola della comunità locale” chiamata a rispondere, nel concreto, alla domanda di formazione anzitutto umana e poi culturale e relazionale di ogni singolo studente. Le conoscenze servono per la vita e si modificano in competenze che, come tali, non riguardano mai un’unica disciplina. Perciò è necessaria una coalizione, un’integrazione fra tutti i componenti del corpo insegnante. Alla scuola la società assegna la mansione e la funzione di favorire la cultura, intesa come crescita generale e multi-prospettica della persona. Serve però una cultura viva, che agisca e che stimoli il gusto e la passione nelle ragazze e nei ragazzi.

La scuola, ancora, raffigura, per sua natura, un incredibile motore di coesione sociale. Bisogna eliminare la tendenza, diffusa tra gli insegnanti, di curarsi solo del proprio spazio disciplinare per allargare i propri orizzonti culturali ed i propri interessi, assecondando tutti gli attori che a diverso titolo sono coinvolti nell’educazione e nella formazione dei giovani. Ogni generazione si propone di cambiare la società creata da chi l’ha precorsa; il nozionismo ha solo l’effetto di separare i ragazzi dal processo educativo e, cosa ancora più deleteria, spegne in loro la voglia di imparare per il solo fine di apprendere e di migliorarsi.

Un’educazione opportuna deve fare in modo che lo studente ritrovi la sua identità, l’accetti e la migliori giorno per giorno. L’apprezzamento sociale dei docenti si fonda sulla loro capacità di fabbricare giovani entusiasti, capaci di combattere la noia perché animati da ideali in grado di far crescere l’umanità. Il ragazzo è consapevole della sua identità se reso protagonista assoluto del suo apprendimento e autore egli stesso di cultura. L’identità di un soggetto non si definisce in astratto, ma nel tangibile del suo agire, attivando percorsi d’impresa culturale, individuale e collettiva. Il lavoro e le attività che sono offerti ai ragazzi devono essere ricchi di contenuti per il conseguimento di “competenze” spendibili, accertabili ed anche misurabili (...) La scuola deve aiutare i giovani ad inventare e a coltivare nuovi sogni, con la giusta inclusività: ha il compito di essere un congegno di uguaglianza, di cittadinanza attiva di cui tutti hanno il diritto di servirsi. Il fine della scuola è di avere cittadini in grado di ragionare con la propria testa.

*Direttore Istituto Freud

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