Il calcio ritrovi il suo ruolo educativo

Paola

Severini

Nonna gentile, sono una nonna milanista esultante per lo scudetto ottenuto dalla mia squadra del cuore. Sono anche una nonna romantica, la mia canzone preferita è “Luci a San Siro” soprattutto se cantata da Roberto Vecchioni (e non da altri, non a caso mi chiamo Adriana!). Mi rendo conto, avendo tre nipoti maschi (e tutti appassionati di calcio) che soltanto la loro squadretta dell’oratorio li fa sentire parte di qualcosa di più bello, di più grande, li fa sentire parte di una comunità. Mi chiedo perché il linguaggio del calcio, forte e intenso come è quello della musica, non serva a unire e a educare i nostri ragazzi (e pure le ragazze).

Nonna tifosissima(Adriana)

Ciao Adriana! Io non posso parlare della mia squadra del cuore, non sarebbe giusto! Credo che il calcio italiano possa diventare una grande occasione di crescita e di educazione per le ragazze e i ragazzi. Non possiamo dimenticare, da nonne, quanto hanno patito lo stare chiusi in casa durante i due lockdown, non aver potuto correre, sfogarsi, abbracciarsi, magari pure esultare! È ora di ricominciare e non possiamo sprecare neanche un momento di passione calcistica! Il calcio è educazione e formazione e mi permetto di elencare i motivi: si impara a lavorare in squadra, per un risultato comune, a rispondere a elementi di disciplina, a rispettare l’avversario, a conoscere e comprendere chi è diverso da noi ad ammirare il sacrificio. Si impara a competere, a vincere, a perdere e anche a stare in panchina. Si impara in definitiva a crescere. Calcio scuola di vita! E come tutte le scuole si impara a rispettare e ad amare chi insegna. Sono appena tornata da un bellissimo incontro di inclusione e di educazione contro tutte le discriminazioni organizzato pochi giorni fa a Rimini dalla Fgci e dall’Aiac, l’associazione degli allenatori italiani. Gli allenatori possono fare (e fanno) moltissimo per le nuove generazioni. Per i nostri nipoti sono riferimenti importanti tanto quanto la famiglia e la scuola. Il Paese deve a questi uomini e a queste donne un enorme ringraziamento e soprattutto credo sia arrivata l’ora di riconoscere a questi sportivi il ruolo determinante di formazione che rivestono nella società ( non solo i milanisti eh!). Un abbraccio.

Sua, Nonna Paola

severini.paola@gmail.com

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