Ictus, più attenzione agli stili di vita

L’evento organizzato a Milano da Salus e Il Giorno esplora la correlazione tra questa patologia e il fumo

Tanti in Italia i fumatori giovanissimi

Tanti in Italia i fumatori giovanissimi

Milano, 16 maggio 2019 - La terza tappa del ciclo degli “Incontri di Salus” si terrà a Milano martedì 21 maggio, alle 18, nella sede della Regione Lombardia. L’evento, organizzato da Il Giorno e dal mensile Salus, è un’occasione per avviare con importanti figure di riferimento un confronto su temi d’attualità in campo sanitario, proprio come quello di cui si palerà martedì: “Fumo e Ictus”. Dopo l’introduzione di Sandro Neri, direttore del Giorno e il saluto dell’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, interverranno Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri; Domenico Inzitari, del Dipartimento di Neurofarba dell’Università di Firenze; Eugenio Presti, dell’Istituto Neurologico Carlo Besta e Giulia Veronesi, responsabile della sezione di chirurgia robotica toracica e responsabile del Progetto Smac dell’Istituto Clinico Humanitas. Relatori d’eccellenza, i cui contributi qualificati stimoleranno l’interesse della platea: essendo i posti disponibili limitati, il consiglio è quello di confermare il proprio interesse ad essere presenti telefonando al numero 348/8801100, oppure scrivendo alla mail eventi@speweb.it 

Dottor Eugenio Parati, direttore dell’Unità Malattie Cerebrovascolari dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, cos’è esattamente l’ictus cerebrale?

«La parola ictus è latina e significa «colpo», in inglese il corrispettivo è «stroke». È un evento traumatico con un esordio spesso acuto che investe il cervello. È causato dalla chiusura o dalla rottura di un vaso cerebrale che impedisce l’afflusso di ossigeno alle cellule cerebrali. Nel mondo colpisce circa 15 milioni di persone all’anno, provocando 6,7 milioni di morti. In Italia i nuovi casi ogni anno sono circa 200mila».

Qual è la particolarità dell’ictus rispetto ad altre patologie?

«L’ictus ha un altissimo costo sociale. Sia per quanto riguarda i costi diretti di cura e riabilitazione, sia per quelli indiretti che colpiscono il paziente e i suoi famigliari dopo la malattia. Innanzitutto perché colpisce soggetti in età lavorativa, senza fare distinzione tra lavoro usurante, lavoro intellettuale, sedentario o di fatica. C’è quindi un danno economico diretto per chi ha avuto un ictus. Ci sono poi tutti i risvolti psicologici, che coinvolgono chi si ritrova, di colpo, con una disabilità magari grave. E infine le tante difficoltà che devono attraversare le persone che stanno accanto ai malati, mogli, figli, parenti».

Quali sono i fattori che aumentano il rischio di ictus?

«Senza dubbio le abitudini di vita dannose. L’ictus, come tutte le patologie legate alla circolazione sanguigna, è favorito dalla cattiva alimentazione, dalla sedentarietà, dal fumo».

Perché le sigarette sono considerate un fattore di rischio?

«I fumatori devono sapere che le sigarette non fanno «solo» fumo. Il loro consumo rilascia nell’organismo una grande quantità di sostanze. La prima è la nicotina, un principio attivo che stimola alcune attività del cervello, e garantisce rilassamento, efficienza, motivazione. Ha un effetto farmacologico simile a quello delle droghe e crea dipendenza. Ecco perché è così difficile smettere. La nicotina ha però gravi effetti collaterali, ad iniziare dalla vasocostrizione. Più si fuma, più si restringono i capillari, diminuendo la quantità di ossigeno trasportato dal sangue. Un grave problema per un organo come il cervello, attraversato da una fitta rete di capillari e che consuma ossigeno più di ogni altro organo. Ci sono poi le sostanze prodotte dalla combustione, residui catramosi e monossido di carbonio che provocano sofferenza ipossica, diminuiscono cioè la quantità di ossigeno nel sangue».

Cosa manca per rendere la battaglia contro l’ictus più efficace?

«La rete d’intervento, cura e riabilitazione, soprattutto in Lombardia, funziona bene. Quello che manca, e che bisognerebbe realizzare, è invece una rete di prevenzione coordinata, che coinvolga più soggetti, dai medici alla scuola, passando dai mezzi di comunicazione. Il primo fronte è quello dell’informazione perché, soprattutto sui più giovani, i divieti e le proibizioni non servono, anzi, a volte sono controproducenti. Bisogna impegnarsi per evitare che si inizi a fumare, mentre per i fumatori si deve puntare sul concetto che smettere è possibile. E che in cinque-sette anni i rischi di venire colpiti da ictus sono uguali a quelli di chi non fuma».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro