Ibra la borseggiatrice e il carcere evitato con “destrezza”

Ventenne italo-bosniaca dal cognome pesante, arrestata in flagrante, torna subito in libertà perché per il gip non c’è l’aggravante

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L’unico modo per fermare Ibrahimovic dev’essere arrestarla. Ma non è semplice. Scritto tutto al femminile, perché la protagonista naturalmente è solo un’omonima del calciatore del Milan attualmente in riabilitazione dopo il delicato intervento al ginocchio sinistro. Ventidue anni, L. è una borseggiatrice italiana ma con il cognome che denuncia le stesse origini bosniache dell’inarrestabile Zlatan. È finita dentro per una notte dopo aver tentato, insieme a una complice, di svuotare il borsello a un turista cinese sulla scala mobile del metrò. E quando l’hanno fermata ha anche sventolato la carta della disperazione: sì è giocata il tutto per tutto giurando di essere incinta. Peccato non fosse vero.

L’episodio risale a qualche giorno fa è non è diverso da tanti altri, non fosse per il cognome pesante portato da una delle due ragazze. Insieme all’altra, una 26enne italiana di origini croate, L. era sulle scale mobili del mezzanino della linea verde in Stazione Centrale e tutt’e due erano tenute d’occhio dagli agenti della Mobile perché si aggiravano tra i viaggiatori alle prese con le borse. Ad un certo punto, infatti, proprio la “Ibra“ si avvicinava il più possibile alle spalle di un turista cinese in compagnia della moglie, e mentre la sua complice si frapponeva tra loro e gli altri passeggeri, lei infilava le mani nel borsello della vittima e con grande abilità ne estraeva il cellulare.

Sul più bello, però, intervenivano gi agenti e la giovane ladra lasciava ricadere il telefonino dentro il borsello, mentre le mascherine finivano per terra. Arrestata pe tentato furto aggravato dalla “destrezza“, poi però è stata rimessa in libertà dal giudice: la Cassazione dice che se il borsello è addosso alla vittima non si può parlare di furto con “destrezza“, che presuppone la capacità di approfittare della distrazione del derubato. Solo tentato furto semplice, niente arresto obbligatorio né custodia cautelare in carcere. E nemmeno domiciliari, visto che L. è senza fissa dimora.“Ibra“ se l’è cavata con il semplice obbligo di firma. Tutti i giorni (eccetto la domenica) dovrà presentarsi dalle 15 alle 16 al commissariato o alla caserma "territorialmennte competente" scrive il giudice. Ma quale può essere per una senza fissa dimora?

Mario Consani

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