
di Marianna Vazzana
È un sabato più allegro rispetto a quello di una settimana fa, anche se i sorrisi sono a metà. "Si respira atmosfera da zona gialla. Ci prepariamo per il lunedì sperando che la ripresa stavolta arrivi sul serio" dicono i ristoratori interpellati, dopo l’altalena di lockdown e false partenze, con debiti che si sono accumulati sulle spalle e la tristezza di aver visto colleghi abbassare le serrande definitivamente.
Nei locali ora si rispolverano i tavoli con i plexiglass, si pulisce e si riordina così da poter riaccogliere i clienti da domani per le consumazioni all’interno. Stesso copione a Brera, in zona Navigli, all’Isola e nei quartieri più periferici. In base alle regole si potrà mangiare e bere seduti nei bar, nei ristoranti e negli altri luoghi di ristoro dalle 5 alle 18 sempre rispettando le norme anti Covid. Resta consentita senza restrizioni la vendita con asporto di cibi e bevande.
"Ma possiamo già sederci ai tavoli?", chiede una donna al bancone della “Pizzeria Naturale” di Ripa di Porta Ticinese, sabato all’ora di pranzo. "Non ancora...", le risponde il titolare Fausto Ibrahim, che in condizioni “normali” teneva fino a 600 coperti e ora sta andando avanti con la pizza take away. "I clienti non mancano ma rispetto a prima la situazione non è neppure paragonabile. Su 24 dipendenti, sta lavorando solo un pizzaiolo. I tavoli sono già pronti ma non sarò contento finché non si riaprirà tutto senza restrizioni. Non sono ottimista: penso al periodo estivo e a settembre, quando ci eravamo illusi che il peggio fosse passato e invece siamo ripiombati in un altro lockdown. Gli aiuti istituzionali arrivati finora sono una briciola. Io sono un imprenditore da 12 anni e non ho mai sofferto così tanto per il lavoro".
In via Valenza, tra il Naviglio Grande e Porta Genova, anche il ristorante thailandese Bussarakham si prepara al servizio ai tavolo. "Contento? Non mi sbilancio. Spero sia un primo passo – sottolinea Paolo Yap –. Noi ci adatteremo: siccome in zona gialla le cene saranno ancora ‘bandite’, lavoreremo a pranzo. Queste ultime settimane sono state difficili: per il cliente sedersi al tavolo è un rito. Un conto è ordinare una pietanza e mangiarla appena uscita dalla cucina, un altro 20 minuti dopo a casa propria. Ha tutto un altro sapore". Stesso pensiero è quello di Teresa Maccarrone, che a pochi passi gestisce il ristorante Panghea, tra i "ribelli" che hanno accolto lo stesso i clienti nonostante i divieti. "Un tavolo sì e due no, con misurazione della temperatura all’ingresso, sanificazione delle mani e mascherina da togliere solo davanti al piatto. Abbiamo aperto ad agosto, non abbiamo avuto diritto ai Ristori... Siamo andati avanti per non affondare. Il nostro è un ristorante vegetariano - evidenzia la titolare Teresa Maccarrone - e non lavoriamo con l’asporto. Siamo stati sanzionati il primo giorno di lockdown, per aver aperto. Ma abbiamo presentato ricorso". E resiste a fatica Paolo Gendy, sessantottenne egiziano a Milano da 40 anni, che in via Porro Lambertenghi al quartiere Isola gestisce "Lo Stuzzichino" da 26 anni. "La zona gialla, spero, ci porterà un po’ di sollievo. Ma senza aiuti regionali e statali affonderemo perché i debiti dei mesi precedenti sono troppi".