Pala Agorà, minacce ai soci del bar. Il capo ultrà indagato per estorsione

Nel mirino Ivan Luraschi. I legami tra curve e movimenti neofascisti

La curva dell'Hockey Milano Rossoblù

La curva dell'Hockey Milano Rossoblù

Milano, 18 novembre 2017 - Minacce  più o meno evidenti. Un clima di intimidazione. E una quota di denaro che ogni settimana finiva nelle tasche di uno storico esponente delle curve di Inter, Olimpia e Hockey Milano Rossoblù. Sotto accusa c’è Ivan Luraschi, che sulla violenza negli stadi ci ha scritto pure un libro e che ora risulta indagato dalla Procura per estorsione. La Questura, su input degli agenti della Digos tifoserie, gli ha già notificato un Daspo di 3 anni con obbligo di firma: vuol dire che da qui al 2020 non potrà più accedere agli impianti in cui si tengono manifestazioni sportive; e vuol dire anche che nei giorni delle partite dovrà presentarsi in commissariato. Dal canto suo, Luraschi si è già mosso controbattendo per vie legali: il Tar gli ha respinto il ricorso per il Daspo, mentre la Cassazione ha rispedito al Tribunale gli atti sull’obbligo di firma per un cavillo procedurale.

La sostanza non cambia: l’inchiesta della polizia si è conclusa nelle scorse settimane, in vista della richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm. I fatti, secondo quanto ricostruito dal Giorno, si svolgono nella seconda metà del 2016 allo Stadio del Ghiaccio di via dei Ciclamini, struttura da 4mila posti a sedere meglio conosciuta come Pala Agorà. È la casa della gloriosa franchigia dell’Hockey Milano Rossoblù: 2mila spettatori a partita, 600 abbonati. Alcuni di quei tifosi sono anche ultrà della Nord di San Siro e della curva dell’Olimpia. Tanti di loro sono legati a Lealtà Azione e CasaPound: i mini striscioni sugli spalti («Mordi fuggi e vinci» per i primi e «Santa Teppa» per i secondi) sono i segnali distintivi. E tutti i componenti di questi gruppi fanno riferimento a Luraschi. Il quale, è emerso dagli approfondimenti investigativi, avrebbe fatto per mesi il bello e il cattivo tempo al Pala Agorà, arrivando a minacciare i gestori del bar interno. In sostanza, il capo curva avrebbe chiesto una somma fissa a gara (sui 100-150 euro) per garantire ai titolari del locale un afflusso standard di persone, in caso contrario dirottati su un altro pub della zona. A un certo punto, però, alcuni dei soci della società che gestisce la struttura per conto del Comune si sono ribellati a questo modus operandi, denunciando tutto alla Digos. Da lì sono partite le indagini su Luraschi e sui suoi rapporti col sodalizio cui è affidato lo Stadio del Ghiaccio. Indagini che evidentemente non sono piaciute ad alcuni esponenti del tifo organizzato, che non ne hanno fatto mistero sulla pagina web «Curva del Milano». È probabile, anche se in questo caso gli accertamenti sono ancora in corso, che da quell’ambiente provengano pure gli autori delle scritte comparse a fine agosto nei pressi di San Siro contro gli uomini della Digos tifoserie (presi di mira con nomi e cognomi) e davanti al commissariato Lorenteggio contro un ispettore di solito impegnato nei servizi anti-bagarinaggio. 

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