Terrorismo: Guido Galli, l’orrore in cima alle scale dell'Università Statale

A 39 anni dall’omicidio del giudice il ricordo di Eva Cantarella: un’immagine indelebile

Omicidio del magistrato Guido Galli, Università Statale

Omicidio del magistrato Guido Galli, Università Statale

Milano, 19 marzo 2019 -  «Stavo salendo le scale quando ho sentito sparare. Ho visto gli studenti che scappavano, ho fatto tre gradini in più. L’ho visto». Il giudice Guido Galli è lì, sdraiato a terra, davanti all’aula 309. È il 19 marzo del 1980: Eva Cantarella è appena arrivata alla Statale di Milano per tenere la sua lezione di Diritto greco. Davanti a lei il corpo senza vita del collega e magistrato, assassinato dal commando di Prima Linea. Quell’immagine è fissa davanti agli occhi: «Per anni l’ho sognata, pensata. La ripenso ancora».

E anche l’Università degli Studi non dimentica. Lo ha fatto per un’intera settimana, dedicata alla giustizia e alla sua memoria. Lo farà questa mattina, ricordando l’uomo, il magistrato e il docente. Ci sarà la testimonianza di Alessandra Galli, figlia del magistrato, affiancata da quella di Armando Spataro, già procuratore capo a Torino e procuratore aggiunto a Milano, e di Eva Cantarella, presente quella mattina di 39 anni fa. Si raccoglieranno poi davanti alla 309. «Io facevo lezione esattamente nella sua aula - ricorda la grecista -, l’ora dopo la sua. Mi colpiva molto la sua assoluta tranquillità nel venire alla Statale data l’atmosfera, dato il momento storico, dato che lui sapeva di essere al centro di un interesse particolare per le sue ricerche. E dato quello che era successo ad altri magistrati». Girolamo Minervini fu assassinato il giorno prima, a Roma, dalle Brigate Rosse. Galli era in servizio nell’ufficio istruzione di Milano e aveva appena concluso l’istruttoria nei confronti del più importante gruppo di capi e dirigenti della formazione terrorista di Prima Linea. “È il giudice che inchiodò Corrado Alunni”, ricorda un articolo del Giorno del 20 marzo 1980. Il processo si sarebbe celebrato ad aprile.

«Ma una serenità, seppur apparente, lo accompagnava - continua Cantarella –. Sempre gentile, sorridente, non ha mai perso una lezione. Mai. Arrivava puntualissimo. Era consapevole della situazione ma teneva la classe con tranquillità, perché aveva uno straordinario senso del dovere, al tempo stesso di magistrato e docente, e soprattutto perché gli piaceva tantissimo insegnare». Si fermavano a chiacchierare fra un’ora e l’altra, in quel corridoio. Si davano il cambio: Galli salutava, saliva in cattedra Eva Cantarella e fra quei banchi era seduta la figlia del magistrato, Alessandra. «Veniva alle mie lezioni - ricorda la prof di Diritto greco -, mi ha colpito anche il suo straordinario comportamento e quello di tutta la sua famiglia, che ha reagito con una dignità e un coraggio straordinario e con grande discrezione. Alessandra ha ripreso a venire a lezione prestissimo. È diventata giudice, ha portato avanti come i suoi fratelli l’insegnamento del padre, quella serietà e coraggio di cui oggi c’è proprio bisogno».

Ricorda Galli anche il Consiglio superiore della magistratura, che rende pubblici sul suo sito atti estrapolati dal fascicolo personale del giudice e dagli archivi del Csm, oltre alle sentenze pronunciate al processo sull’omicidio del magistrato e a documenti che testimoniano l’amore e la passione per l’insegnamento. «Guido Galli non è stato solo un bravo e integerrimo magistrato - ricordano dal Csm – ma anche un brillante e fine giurista, docente esperto e preparato, costantemente attento alla difesa e all’applicazione delle garanzie costituzionali».

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