Gualtiero Marchesi, era un vulcano di idee: le disegnava e condivideva

Milano ricorda il suo chef. L'omaggio al Dal Verme

Lo chef Gualtiero Marchesi (Newpress)

Lo chef Gualtiero Marchesi (Newpress)

Milano, 28 dicembre 2017 -  Più che una città in lutto, quella che si presenterà oggi e domani alla camera ardente di Gualtiero Marchesi al Teatro Dal Verme sarà una città desiderosa di esprimere gratitudine per quello che il grande cuoco milanese ha fatto, detto e rappresentato. Lo ha deciso il Comune, risposta dovuta e attesa di una Milano che martedì sera aveva già espresso sconcerto e rammarico per la scomparsa di Marchesi e che presto potrebbe decidere di dedicargli una strada o quantomeno di organizzare un evento degno del grande maestro. Ieri mattina, l’omaggio più simbolico e composto nella sua casa di via Marcona 27 da parte dei parenti più stretti, delle figlie Simona e Paola e della nipote Clio che ha suonato per ore Chopin al pianoforte della stanza d’ingresso, quasi a rimarcare sensibilità e dignità della sua famiglia pure in un momento di grande dolore. Gesto metaforico. E sarà speciale anche l’omaggio che i milanesi vorranno tributare a Marchesi nella giornata odierna (dalle 10 alle 20) e in quella di domani (dalle 9 alle 10), prima del funerale che verrà celebrato attorno alle 11 nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, a pochi passi dall’abitazione di Gualtiero, dalla sua Accademia e dalla vecchia sede del suo primo e leggendario ristorante. Dettaglio in linea con l’intelligenza e la statura del personaggio: non fiori, ma sostegno alla sua Fondazione. Milano s’inchina al genio dell’alta cucina italiana ma anche alla cultura di un uomo che ha fatto della sua professione il paradigma di un’intera vita: della sua libertà d’espressione e del suo innato senso del bello. P.G.

 

«Se nè andato non solo un maestro della cucina italiana ma un vero gentleman» dice di Gualtiero Marchesi Beppe Duonno, il parrucchiere di «Spazio Bellezza»,  che negli ultimi tre anni ha sistemato i capelli dello chef italiano più noto al mondo, scomparso martedì a 87 anni. Siamo in via Archimede, a poche centinaia di metri dalla bella villetta di via Marcona dove Marchesi risiedeva. «L’ho visto l’ultima volta 4 mesi fa. Era un uomo impeccabile nella sua eleganza. Ma quello che più lo contraddistingueva era la profonda educazione. Quando entrava salutava tutti. Si faceva tagliare i capelli dallo hair stylist di lunga esperienza come dalla leva giovane: rispettava il lavoro di ciascuno. Nessuna bizza». Confermano «l’assenza totale di boria» Alessia e Carlo Sperillo, figlia e padre, quest’ultimo titolare della pizzeria familiare «I due leccesi» in via Bonvensin de la Riva. Chi aveva inventato l’alta ristorazione in Italia, il primo cuoco a prendere tre stelle Michelin (oltre che a restituirle) non disdegnava di venire a mangiare un piatto popolare: «Incrociavo lo chef in zona già negli anni ’80 quando aprì il suo famoso ristorante sulla via. Per due volte, l’ultima all’inizio dell’anno, ho avuto l’onore di vederlo seduto al mio tavolo. Ha sempre ordinato la parmigiana. All’inizio pensavo che non si sarebbe abbassato a scambiare due parole con me. Mi sbagliavo».

In Bonvesin della Riva sorge anche l’Accademia «Gualtiero Marchesi». Anna Prandoni, responsabile dei corsi gourmet, ne esalta il «magistero nella cucina e nello stile. Era un insegnante generoso che non teneva i suoi segreti per sé ma aveva il piacere di trasmetterli alle nuove generazioni». Annuisce la giovane Arianna Corinaldesi, responsabile ai tavoli del bistrot del Marchesino : «È  stato il miglior maestro che potessi avere: severo e giusto. Grazie a lui sono cresciuta professionalmente in questi 3 anni». Milanesissimo nell’attaccamento al lavoro: «Veniva in piazza della Scala anche durante le festività, persino se aveva l’influenza. Era un perfezionista: controllava piatti, servizio, tovaglie. E un innovatore che la creatività l’ha portata anche dentro la caffetteria. Un giorno volle provare a far realizzare dei tramezzini a forma di piramide. Un vulcano di idee: si metteva al suo solito tavolino e le disegnava». Lo chef come art director. Parlava non a caso di «cucina ri-creativa e totale»

La stella di Marchesi non smetterà di brillare: la Fondazione Teatro alla Scala ha reso noto che la sua società avrà in concessione per altri dieci anni la gestione del ristorante del teatro. Un rinnovo concesso dopo un bando di gara, pubblicato a luglio:> Marchesi Milano ha ottenuto 100 punti su 100. Il p>rogetto >prevede di ospitare il marchio La Durée con i suoi macaron: il primo passo della joint venture per portare i piatti storici dello che nei 28 ristoranti del marchio francese

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