Green pass, chi controlla i fattorini in bici?

Il protocollo crea una “zona grigia“. Incognita sui rider e altri lavoratori della gig economy: "Sono autonomi, non spetta a noi"

Fra i rider milanesi è sempre più alta la quota di stranieri

Fra i rider milanesi è sempre più alta la quota di stranieri

Milano, 28 settembrer 2021  - L’obbligo del green pass si traduce in una grande incognita per i lavoratori più precari, in una “zona grigia“ dove convivono false partite Iva, lavoratori a chiamata, persone che campano con impieghi saltuari. Un settore ancora nella nebbia è quello dei rider, nell’incertezza sulle modalità dei controlli. L’ultima comunicazione ricevuta dai ciclofattorini di Just Eat spiega che "con le nuove disposizioni Covid nazionali è stato inserito l’obbligo di green pass per chiunque ha necessità di entrare all’interno di istituzioni sanitarie o scolastiche. Nel caso in cui non fossi in possesso del green pass, per ordini da consegnare presso queste strutture dovrai attendere il cliente fuori dal perimetro di pertinenza degli edifici". Non è stato ancora specificato, secondo fonti sindacali, che cosa succederà dal 15 ottobre, quando scatterà l’obbligo di green pass nei luoghi di lavoro, nel loro caso la strada ma anche ristoranti e case nella fase del ritiro e della consegna dei prodotti. I controlli sulla flotta, sul fronte Just Eat, spetterebbero al datore di lavoro, visto che la multinazionale ha scelto di inquadrarli come dipendenti subordinati. Ancora più incerta la situazione nelle altre multinazionali del delivery, che invece inquadrano i rider come liberi professionisti a tutti gli effetti. Condizione al centro da anni di proteste nelle strade e battaglie in tribunale. I lavoratori autonomi, secondo il provvedimento, devono esibire la certificazione "quando accedono nei luoghi di lavoro pubblici o privati per lo svolgimento della propria attività lavorativa", anche se i controlli devono avvenire a monte. Il padrone di casa non deve controllare il certificato, ma può chiedere l’esibizione. Su questo fronte Assodelivery, l’associazione di categoria dei big del settore, anche in attesa di chiarezza sulle norme non avrebbe ancora dato indicazioni. Una situazione ingarbugliata anche dal fatto che a volte i rider lavorano per più di una piattaforma. Glovo sottolinea che "in attesa di ulteriori chiarimenti che potrebbero pervenire dal Governo tramite l’emanazione di linee guida oppure di un Dpcm ad hoc, ci atterremo a quanto stabilito dalle autorità competenti per assicurare la sicurezza di tutti: partner, rider e consumatori". La società spagnola prosegue intanto con le consegne “senza contatto“, sistema già avviato nel marzo 2020, in piena pandemia. Il nodo controlli non è di poco conto, non solo dal punto di vista sanitario, visto che si lega a una domanda: su chi ricadono eventuali sanzioni? L’assenza di un vincolo di subordinazione nel contratto può mettere al riparo le imprese del settore delle consegne? A pagare rischiano di essere, ancora una volta, i lavoratori. Una situazione diversa, invece, è quella di colf, baby sitter e badanti. Nel loro caso il datore di lavoro, cioè la famiglia, "è tenuto a verificare che la dipendente abbia il green pass", in un settore che conta ancora una forte incidenza del lavoro nero che quindi sfugge a ogni controllo.