Greco non si fa vedere, per lui parla Bruti Liberati

A Palazzo si volta pagina "Ma questo è un compito difficile, si decide e quindi l’errore è sempre possibile"

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Per benedire l’insediamento in Procura di Francesco Greco, nel 2016, si scomodò anche Saverio Borrelli all’ultima uscita pubblica ("Francesco è il cucciolo della mia nidiata", disse). Ieri Greco non s’è visto, ma anche a nome suo è intervenuto Edmondo Bruti Liberati, già capo tra il 2010 e il 2015 anno di Expo e della clamorosa polemica contro di lui da parte del suo ex “vice“ Alfredo Robledo. Le "controverse e recenti vicende" - ha detto Bruti a Viola - non possono fare dimenticare la lunga storia" dell’ufficio milanese. "Guidare la procura di Milano - ha aggiunto - è un compito difficile e comporta il fatto che si debbano assumere decisioni delicate, anche con la possibilità di commettere errori".

Prima ci aveva pensato il presidente del tribunale Roberto Bichi a evocare due indimenticati predecessori di Viola come Borrelli e Gerardo D’Ambrosio, dimenticando però Manlio Minale forse troppo riservato e rigido per suscitare grandi simpatie. Il neo procuratore raccoglie eredità pesanti e dovrà gestirle provenendo da una realtà molto diversa, primo capo “esterno“ da quando, all’inizio degli anni ’70, Giuseppe Micale arrivò a Milano dalla procura di Novara.

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