Milano, l’ultima folle sfida? Scalare i grattacieli/ VIDEO

Su Youtube le arrampicate di giovani alla faccia delle leggi: i video choc tra CityLife, Porta Nuova e il centro storico

I giovane arrampicato su un grattacielo in centro Milano

I giovane arrampicato su un grattacielo in centro Milano

Milano, 21 agosto 2018 - L’ultima sfida: espugnare grattacieli puntando a conquistarne la cima. Come fossero montagne di città. Rischiando la vita. La videocamera riprende l’obiettivo dal basso e poi via, si parte. Con passo felpato a infilarsi tra barriere di cantiere o a scendere gradini per poi salire: dalle viscere al cielo passando per ponteggi e terrazze fino a mostrarsi sospesi con le gambe a penzoloni sopra la città. Sotto, il vuoto. Arrampicati su un’antenna, passeggiando su grovigli di ferro che sono anime di palazzi ancora in costruzione oppure appendici architettoniche. Senza protezioni. Senza uno straccio di permesso. Dentro proprietà private. In barba alla legge e alla sicurezza, mostrando pure il dito medio, come a dire: «comandiamo noi. Non ci sono limiti». Sono i fanatici del parkour urbano, che consiste nell’affrontare un percorso superando qualsiasi ostacolo. A proprio rischio e pericolo. Ragazzi che sui profili social dichiarano di avere 17-18 anni e che online pubblicano le loro imprese.

Due mesi fa, la scalata alla Torre Hadid, CityLife, detta “lo Storto”: 177 metri, 44 piani. «Il grattacielo è finalmente stato scalato!», l’annuncio messo per iscritto su Youtube, dove il video è stato postato lo scorso 9 luglio con tanto di musica di sottofondo ed effetti stroboscopici. Il premio? Milano dall’alto. Con le sue luci notturne. L’adrenalina che sale. Il brivido. E pazienza se si viene pizzicati dalla sicurezza, come in questo caso. «È il rischio del mestiere», il commento. Sorpresi, a quel punto i ragazzi corrono giù per le scale.

Lo scorso 25 aprile, la giornata è stata battezzata “Freeclimbing day”, sempre su Youtube. Musica rap, ancora la videocamera che riprende il panorama dal basso: lo skyline meneghino di Porta Nuova col Bosco verticale e la Torre Unicredit che spiccano. L’obiettivo stavolta è un altro grattacielo che a guardare le immagini pare essere quello tra le vie Gioia e Pirelli che un tempo ospitava gli uffici dell’edilizia e dell’urbanistica del Comune, ora dismesso in vista di resyling. La gabbia di ponteggi non fa paura agli irriducibili del parkour a caccia di forti emozioni, anzi rappresenta la scala per arrivare in alto. Su e giù tra ponteggi e tubi si arriva al tetto. Zaini appoggiati sulle lastre. Ma non basta: mani sull’antenna e si avanza ancora nella scalata verticale per raggiungere il punto più vicino al cielo. Tra le sbarre di ferro ecco spuntare la luna. Infine, la mano che si protende sulla città. E la discesa, passando tra gli uffici dismessi. Al buio. La raccomandazione, messa per iscritto: «Non guardare se hai paura delle altezze. Non provarci, è molto pericoloso e stupido». Peccato che chi scrive sia il primo a non seguire questi consigli.

Terzo video, di marzo: viaggio in metrò da Loreto a Cadorna. Poi l’ingresso in un condominio signorile: tappa al dodicesimo piano. E si sale a piedi, fino alla terrazza, per poi raggiungere un punto senza ringhiera né protezione alcuna. La vista è mozzafiato: sullo sfondo il Castello sforzesco, in basso le aiuole, le luci dei lampioni e qualche auto che avanza. In primo piano i piedi che puntano al castello. Sotto, il vuoto. L’ultima clip è la discesa in ascensore. Con l’autore che si mostra in volto e addenta una brioche per rifocillarsi dopo l’impresa. E questi sono solo alcuni dei video riversati sul web.

Al momento, nessuna tragedia. Ma se disgraziatamente qualcuno dovesse cadere o anche solo ferirsi arrampicandosi? «È molto pericoloso – commenta Leonardo Caruso, presidente di Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari) –. Purtroppo questi ragazzi non si rendono conto del pericolo che corrono e del fatto che, non rispettando le normali regole, possono innescare problemi anche per gli stessi condomini». E nonostante le “raccomandazioni” che gli stessi ragazzi scrivono, invitando a non seguire il proprio esempio, il rischio di emulazione è reale, come sottolinea Fabiola Minoletti, vice presidente del Coordinamento comitati milanesi: «Purtroppo – evidenzia – sempre più spesso i giovani affidano le loro imprese estreme ai social in cerca di conferme e scatenando pericolose emulazioni». Finché ci scappa il morto e solo allora le tragedie finiscono su giornali e tv.

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