"Grass de rost" Dalla cucina alla psicologia

Emilio

Magni

Capita ogni tanto, per fortuna assai raramente però, che le discussioni si accendano tra i soliti anziani frequentatori del "canton di ball", all’angolo della piazza principale del paese dove a mezzo mattino amano adunarsi i pensionati per "contarla su". L’altro giorno è sorta una disputa tra patiti di alcune squadre di calcio, piuttosto accaniti e rivali tra loro. Ad un certo punto l’Aristide (detto Risti) è andato sul pesante e ha offeso urlando il rivale Cesarino il quale ha preferito lasciar perdere, abbandonare la contesa e andarsene via lemme lemme. Ovvia è stata la reazione degli altri amici i quali, a loro volta, se la sono presa con il Risti, rimproverandolo per il suo brutto comportamento. La condanna più singolare e colorita si è alzata dal solito sarcastico Carletto il quale ha sentenziato: "Risti te set propri un grass de rost".

La battuta in un certo senso spiritosa, ha calmato gli animi. Carletto ha tirato in ballo un antico modo di dire del dialetto milanese che qualche volta viene ancora adoperato per indicare individui piantagrane (come appunto "el Risti" secondo il Carletto), difficili, offensivi, prepotenti. Cosa c’entra l’arrosto? Anche una pietanza prelibata come l’arrosto, ha una sua parte sgradevole: quel grasso che quando la carne è calda e cotta risulta gelatinoso, scivoloso, insipido, da buttare. L’epiteto "grass de rost", è quindi bizzarra metafora che va dalla cucina alla psicologia. Lo si diceva però, talvolta, per una persona verso la quale si nutrono anche sentimenti affettuosi pur deplorandone il carattere. Il grasso dell’arrosto era uno scarto, quindi buono a nulla? Però la cosa era controversa perché nelle case contadine l’unto degli intingoli talvolta si recuperava come condimento per arrosti successivi. C’era uno strumento apposito nel quale si ponevano a colare le pentole usate per gli arrosti. Aveva un nome azzeccato: "leccarda". Qui restava il grasso che poi era adoperato come condimento. Una volta non si buttava via niente. emiliomagni@yahoo.it

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