Otto indagati per le esondazioni del Seveso: anche Pisapia, Formigoni e Letizia Moratti

Avvisi anche a Granelli, De Corato, Boni, Belotti e Mille per gli allagamenrti del 2010 e 2014: "non hanno assicurato misure di prevenzione"

Giuliano Pisapia e Roberto Formigoni (foto repertorio)

Giuliano Pisapia e Roberto Formigoni (foto repertorio)

Milano, 4 settembre 2018 - Sono otto gli indagati per le esondazioni del Seveso nel 2010 e 2014. Gli ex sindaci di Milano Giuliano Pisapia e Letizia Moratti, l'ex governatore lombardo Roberto Formigoni e altre cinque persone, tra cui Marco Granelli, ex assessore alla Protezione civile e ora ad Ambiente e Mobilità del Comune di Milano, e l'ex assessore milanese e ora assessore lombardo alla Sicurezza Riccardo De Corato, hanno ricevuto oggi un'informazione di garanzia con contestuale avviso di conclusione delle indagini, che prelude di solito alla richiesta di rinvio a giudizio, nell'inchiesta della Procura di Milano sulle esondazioni del fiume Seveso nella zona nord della città nel 2010 e 2014. Tra i destinatari dell'atto figurano anche l'ex assessore ed ex presidente del Consiglio regionale lombardo Davide Boni e l'ex assessore lombardo Daniele Belotti.

L'inchiesta del pm Maura Ripamonti, col coordinamento del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, era scattata nel 2015 per l'ipotesi di reato di disastro colposo. Come si legge nell'atto firmato dai magistrati all'ex Governatore lombardo Roberto Formigoni, all'ex assessore regionale all'Urbanistica Davide Boni, all'ex sindaco di Milano Letizia Moratti e all'ex assessore milanese alla Protezione civile, ora assessore lombardo, Riccardo De Corato, viene contestato di aver causato, «non impedendola» e con una serie di condotte «omissive», un'esondazione del Seveso il 18 settembre 2010 con danni per circa «75 milioni di euro». Durò circa 4 ore con «allagamenti» anche di stazioni della metropolitana.

Formigoni e Boni, per i quali si profila, come per gli altri indagati, la richiesta di processo, avrebbero omesso di «assicurare la progettazione e la realizzazione delle opere diprevenzione dalle esondazioni» e, in particolare, la costruzione delle «vasche di laminazione» e «l'ampliamento della portata» del cosiddetto 'canale scolmatore', pur essendoci già dal 2003 studi di fattibilità sul punto. Presunte omissioni anche sull'attività di vigilanza «in materia di polizia idraulica», sulla «pulizia dei sedimenti accumulati nel tratto tombinato del Seveso» e su altri necessari «interventi strutturali».

Moratti e De Corato, invece, non avrebbero assicurato «adeguate misure di prevenzione e di contenimento dei danni», come la «formazione dei residenti nelle aeree a maggior rischio» o la dotazione di «barriere mobili e sacchi di sabbia». Del tutto simili gli altri tre capi di imputazione che riguardano tre esondazioni, anche nel quartiere Porta Nuova e in altri comuni limitrofi, dell'8 luglio, del 12 novembre e del 15-16 novembre 2014 per un totale di 103 milioni di euro di danni. Capi contestati a Formigoni, Boni, all'ex assessore lombardo all'Urbanistica Daniele Belotti, a Moratti, Pisapia, all'allora assessore milanese alla Protezione civile Marco Granelli e a Luigi Mille, dirigente area idrografica Lombardia di Aipo, un ente competente specifico sul Seveso. A Pisapia, come a Moratti, viene contestato di non aver assicurato misure di prevenzione per i residenti.

A darne per primo notizia è stato nel pomeriggio su Facebook l'assessore milanese Marco Granelli, oggi titolare delle deleghe a Mobilità e Ambiente, mentre nel 2014 alla Protezione civile: «Ho massima fiducia nell'operato della Magistratura che sta svolgendo le indagini su un tema così importante per la città di Milano». «Da quando sono assessore, estate del 2011, ad oggi - ha sottolineato Granelli - il mio impegno sul Seveso è sempre stato massimo, soprattutto per mettere in atto un percorso per diminuire il rischio di esondazioni e le azioni possibili al fine di limitare le conseguenze per la città e per tutte le persone che vivono nelle zone interessate». 

«Sono certo di aver agito nel rispetto della legge e di aver posto in essere i precisi piani d'emergenza che venivano predisposti annualmente dalla Direzione competente»: è il commento dell'assessore alla Sicurezza della Lombardia Riccardo De Corato sul suo coinvolgimento nell'inchiesta della Procura di Milano sul fiume Seveso. «Sono chiamato in causa da assessore comunale di Milano, con delega alla Protezione Civile dal 2006 al 2010 - spiega De Corato - Attendo con la massima serenità e con estrema fiducia nella Giustizia l'evolversi delle indagini»

 

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