Gori: "Pronto a collaborare, ma Maroni rinunci alla propaganda"

Intervista a Giorgio Gori sull'esito del referendum: "Il Veneto ha vinto, la Lombardia solo pareggiato"

Giorgio Gori mentre vota per il referendum

Giorgio Gori mentre vota per il referendum

Milano, 24 ottobre 2017 - Giorgio Gori, sindaco Pd di Bergamo favorevole al “sì”, alla luce dell’esito del referendum, darà al presidente della Regione, Roberto Maroni, la disponibilità a far parte della squadra che tratterà l’autonomia col Governo?

"Non sta a Maroni fare il selezionatore della squadra ma alle forze che siedono in Consiglio regionale. Premesso questo, i sindaci rappresentano un pezzo importante della società lombarda e sono disponibili a confrontarsi col Governo sull’autonomia già dal 2015, quando i primi cittadini di diversi partiti andarono insieme a porgli questo tema. Se allora Maroni ci avesse ascoltato, forse oggi l’autonomia l’avremmo già. Oggi dico a Maroni che ci sto solo se mette da parte la propaganda. E se rinuncia a voler raggiungere qualche compromesso in modo frettoloso perché ci sono le elezioni in vista".

Il riferimento è alla battaglia del governatore per trattenere in Lombardia 27 miliardi di euro, metà del residuo fiscale?

"Il residuo fiscale non è nel mandato ricevuto col referendum ed escludo che questo possa essere un tema reale di confronto col Governo. La Lega Nord ha creato aspettative irrealizzabili a meno che non si abbia in mente la secessione. Parliamo, piuttosto, della necessità di introdurre i costi standard: è ora che diventino la regola, questo aiuterebbe a correggere lo squilibrio fiscale".

Piaccia o no, la campagna del referendum è stata incentrata sul residuo fiscale ed è soprattutto su questo che si è espresso il 38% dei votanti. Troppo poco secondo lei?

"Rispetto al Veneto, che vince, la Lombardia pareggia. Questo risultato non rappresenta né un passo avanti né un passo indietro verso l’autonomia".

Un pareggio sul quale lei, favorevole al sì, non può ritenersi esente da responsabilità.

«I sindaci del Pd si sono spesi per la valorizzazione delle specificità delle Regioni, per un regionalismo fatto di competenze reali. Negli ultimi giorni abbiamo percepito il rischio che l’affluenza precipitasse mortificando la causa autonomista e abbiamo intensificato la campagna. È difficile quantificare il contributo di ognuno, ma senza di noi l’affluenza sarebbe stata più bassa».

Come valuta questo 38% di affluenza alla luce delle Regionali, che lei correrà da sfidante di Maroni?

"Sono 5 punti in meno rispetto a quelli riscossi da Maroni alle Regionali del 2013. E il governatore stavolta poteva contare sui Cinque Stelle e su un pezzo significativo del mondo democratico. Ha perso voti tra gli elettori di centrodestra".

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