"Gli infermieri provati e il disagio di chi lavora a casa"

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Gli psicologi e psicoterapeuti dell’associazione Psyché in aiuto delle persone che a causa dell’emergenza coronavirus si sono ritrovate in ginocchio. Nel team composto da 14 professionisti, anche la 37enne Claudia Bruni, specializzanda della Scuola di Psicologia Ciclo di vita dell’università Bicocca. Bruni ed i suoi colleghi hanno dovuto riconvertire completamente le attività dell’associazione passando da laboratori e sportelli psicologici dedicati alle scuole a interventi da remoto in supporto di medici e infermieri, di chi a causa di questa situazione sta perdendo il lavoro o un proprio caro ed infine per tutte le persone che stanno avendo difficoltà a gestire l’isolamento.

Di cosa vi occupavate prima dell’emergenza?

"La nostra Onlus è nata nel 2015 e garantiamo il nostro supporto alle scuole tramite diversi tipi di interventi. Tra questi, quelli mirati a prevenire la dispersione scolastica e il contrasto dei fenomeni di bullismo".

Con il coronavirus è cambiato tutto…

"Con l’arrivo dell’emergenza sanitaria abbiamo deciso di reinventare i nostri interventi focalizzandoci sulla salute mentale della comunità durante questa crisi. Il servizio è rivolto a tutte le persone che sono state colpite direttamente o indirettamente dalle conseguenze del Covid-19".

La situazione è critica?

"Ci troviamo in un periodo del tutto straordinario, di normale c’è ben poco. Le persone con cui abbiamo più a che fare sono lavoratori che a causa dell’emergenza vivono costantemente incertezze, come la cassa integrazione. Ma non solo, anche medici e infermieri ci chiamano o scrivono per ricevere aiuto".

È stata dura per loro…

"Già al primo incontro raccontano subito tutto.

I medici e infermieri che hanno sofferto di più sono quelli che normalmente lavorano in reparti in cui l’incognita della morte è lontana e ora a causa del coronavirus si sono ritrovati in un uragano. Hanno dovuto imparare cose nuove velocemente sotto grande pressione".

Un aiuto che ha dato?

"Tra le persone che ho seguito, una in particolare si era ritrovata a casa con molti dubbi rispetto alle sue competenze professionali temendo che la situazione lavorativa potesse crollargli addosso. Provava grande insicurezza. Attraverso il percorso però ha scoperto di avere delle risorse personali che non aveva mai considerato che in questo momento l’hanno aiutata a superare il buio.

Psyché si sta anche occupando della creazione di un’app dal nome “Amico H” per supportare bambini e genitori ricoverati nelle pediatrie".

Cosa si sente di suggerire alle persone per affrontare al meglio i prossimi mesi?

"Posto il fatto che bisogna vedere nello specifico i casi, sicuramente la cosa che va fatta assolutamente è normalizzare quello che sta succedendo.

Soprattutto il lavorare da casa, molti soffrono della mancanza da ufficio".

Si soffre psicologicamente lo smart working?

"Si soffre il cambiamento improvviso, inaspettato.

È molto complicato per le persone chiedere una mano in questo caos, fermarsi, fare un respiro e prendere consapevolezza di aver bisogno di aiuto.

Ma bisogna farlo, è molto importante".

Federico Dedori

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