Gli agricoltori: salvi solo se piove

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L’annunciato arrivo della pioggia – e della neve ad alta quota - salva le semine degli agricoltori e le tavole degli italiani dopo un inverno meteorologico (da dicembre a febbraio) che in Lombardia ha fatto registrare solo 65 millimetri di pioggia caduti, l’82% in meno rispetto all’anno precedente. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’atteso annuncio, da oggi, delle precipitazioni al Nord, fondamentali per rimpinguare le riserve idriche che attualmente in Lombardia sono inferiori del 58% rispetto alla media del periodo 2006-2020 secondo un’analisi degli ultimi dati Arpa. Dopo cento giorni di siccità sembra dunque essere in arrivo una boccata d’ossigeno per le campagne. Nei giorni scorsi erano stati gli agricoltori del Sud Milano, da Cerro al Lambro a Mediglia fino a San Giuliano, a confermare lo stato di forte criticità e ad esprimere preoccupazione soprattutto per le semine primaverili, mais e soia, che in assenza di un flusso adeguato di precipitazioni rischiano di non attecchire. Gli agricoltori hanno aggiunto che i problemi legati alla siccità vanno a sommarsi all’aumento del costo di carburanti e concimi, contribuendo ad appesantire un settore già messo a dura prova dalla pandemia da Covid. "La scarsità di piogge e di accumuli di riserve idriche con cui siamo costretti a fare i conti – commenta Paolo Carra, vicepresidente di Coldiretti Lombardia – certifica come anche sui nostri territori la siccità sia diventata una calamità che sta mettendo sempre più a rischio i raccolti e testimonia il cambiamento climatico in atto, con una tendenza alla tropicalizzazione che ha cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni". Si spera dunque in una svolta, tanto più che, col blocco delle esportazioni dall’Ucraina, diventa fondamentale la produzione locale. La decisione dell’Unione Europea di concedere la possibilità di coltivare ulteriori 4 milioni di ettari in Europa, dei quali 200mila in Italia – sottolinea l’associazione di categoria – dovrebbe consentire al nostro Paese di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dall’estero.

A.Z.

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