Giuseppe Uva, la sorella non cede: "Lottiamo ancora per avere giustizia"

Operaio morto nel 2008, fissata la data del processo d’appello

Giuseppe Uva (Ansa)

Giuseppe Uva (Ansa)

Varese, 16 gennaio 2016 - Ancora otto mesi di attesa, per il processo d’appello con al centro la morte di Giuseppe Uva. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 20 settembre, davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano chiamati a formulare un nuovo verdetto. L’uomo, operaio di 43 anni, morì all’ospedale di Circolo di Varese la mattina del 14 giugno del 2008, dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri di Varese, che lo avevano fermato ubriaco per strada con l’amico Alberto Biggiogero, anche lui portato in via Saffi.

Da allora i familiari di Uva hanno portato avanti una battaglia per «conoscere la verità» sulla morte, convinti che l’uomo avesse subito violenze in caserma prima del ricovero. Lo scorso 15 aprile due carabinieri e sei poliziotti che quella notte intervennero sono stati assolti a Varese dall’accusa di omicidio preterintenzionale, abuso di autorità su arrestato e abbandono di incapace con la formula «perché il fatto non sussiste». 

I giudici hanno accolto la richiesta della Procura, che non ha riscontrato comportamenti illeciti. La vicenda giudiziaria, che ha visto anche interventi della politica e sit-in nelle piazze, però non si è conclusa. La Procura generale di Milano ha impugnato la sentenza; assieme ai legali dei familiari di Uva, parti civili, sottolineeando che l’uomo morì per «stress derivante dalla costrizione e privazione della libertà personale», causato dal comportamento di carabinieri e poliziotti. Il 20 settembre, quindi, si aprirà un nuovo round. «Questi otto mesi trascorreranno lentamente, quasi il tempo di un parto», spiega Lucia Uva, sorella di Giuseppe, che è assistita dall’avvocato Fabio Ambrosetti. «Forse stanno aspettando che invecchiamo e che vengano meno le nostre forze - sottolinea - ma noi siamo disposti ad andare avanti fino alla fine, anche se alcuni reati sono ormai prescritti. Arrivare al processo d’appello è già un risultato - prosegue - non ci fermeremo fino a quando non avremo giustizia».

Lucia Uva dovrà affrontare un altro processo d’appello, questa volta sul banco degli imputati. I difensori di carabinieri e poliziotti, che hanno sempre respinto le accuse, hanno presentato ricorso contro l’assoluzione della donna dall’accusa di aver diffamato militari e agenti con frasi scritte sulla sua pagina Facebook e dichiarazioni nel corso di un’intervista mandata in onda dal programma televisivo Le Iene. L’udienza, davanti alla Corte d’Appello di Milano, deve ancora essere fissata. Pende inoltre un’altra denuncia per diffamazione presentata da uno dei difensori, l’avvocato Pietro Porciani, per un video postato su Facebook al termine di una delle udienze del processo a Varese. La vicenda, quindi, continua a far discutere. E a distanza di anni dalla morte di Giuseppe Uva non è ancora stata scritta la parola fine. 

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