Giovani fragili I nostri figli vanno ascoltati

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Daniele

Nappo*

La fine di un anno scolastico deve certamente portare a delle riflessioni sui metodi messi in atto nella relazione didattica-educativa. Fare scuola non è semplice, ha le sue difficoltà quotidiane, non esiste un manuale di perfezione, ma innegabilmente l’ambito della conoscenza deve e può essere migliorato se si riconoscono i suoi punti critici. Oggi si ha sempre più bisogno di una dimensione educativa in un momento di crisi dei valori. Si coglie, in modo chiaro, lo sfaldamento tra realtà e progetti di vita: sviluppare interessi e motivazioni è complesso, è un viaggio difficile in cui ogni giorno occorre mettersi in gioco e si deve ristudiare i propri sistemi con umiltà e diplomazia facendo riferimento all’ esperienza raccolta nel corso degli anni. La scuola è fatta di lavoro immerso, quello che sulla carta non emerge, e che descrive una conoscenza in continua evoluzione in una società in cui le parole hanno smarrito il loro significato perché esiste una realtà che non le raffigura. Anni di crisi sociale e istituzionale rischiano di estinguere sul nascere il sogno di futuro e l’impulso al cambiamento. Il rapporto tra genitori e figli spesso è in disarmonia e sul piano psicologico questo contrasto d’idee e di valori, quasi due mondi che si scontrano, crea il più delle volte il convincimento che il proprio modo di pensare sia giusto e non modificabile. Si determina come un confine allo scambio generazionale che, invece, è imprescindibile. I figli, gli studenti hanno la necessità di essere ascoltati, prima di essere eventualmente biasimati e puniti. Bisogna cioè mettere da parte preconcetti e modelli che allontanano l’azione educativa. In questa ottica c’è l’urgenza di recuperare un percorso educativo che conduca la crescita senza forzarne i tempi, addolcendo le ruvidezze che portano all’ incomunicabilità, all’isolamento e al rifiuto. Ascoltare i bisogni degli adolescenti evidenzia il capire e decifrare il loro vissuto interiore complicato, il cercare di migliorare l’autostima e la capacità di gestire emozioni e sentimenti che talvolta ingrandiscono solitudine e rabbia. La conquista della propria identità è un itinerario lungo che richiede punti di legame, il supporto e l’ascolto che i docenti e i genitori devono dare senza pregiudizi. *Direttore Scuola Freud

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