Giovani e impiegati È boom del food delivery

La pandemia ha fatto esplodere una tendenza che in città era già radicata

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La psicologia dei nuovi consumatori, le manovre di sopravvivenza di chi ha investito sulla ristorazione e rischia il baratro dell’era-Covid, le tendenze emergenti nei riti domestici e i risvolti anche sociologici di un fenomeno – quello delle consegne a domicilio – sempre meno elitario e marginale. Evidenza pura: costretto anche dalla pandemia, il food delivery è in pieno boom. E a tracciare l’identikit dei mangiatori di cibo a domicilio è Just Eat, uno dei colossi del settore, che ha appena realizzato una ricerca su scala nazionale con BVA Doxa e messo in rilievo dati e dettagli che riguardano in particolare l’area urbana di Milano che si posiziona al terzo posto nazionale (alle spalle di Roma e Bologna) tra quelle che registrano la maggior quantità di ordini (in valore assoluto). Una curiosità su tutte: crescono i locali che scelgono il digital food delivery: in città, ben 1500 ristoranti (unicamente con Just Eat). E tra le cucine più gettonate dai consumatori, spiccano la giapponese e la cinese, in grado di competere con le tradizionali ordinazioni di hamburger. Anche se, negli ultimi tempi, a scalare la classifica in modo più sorprendente sono i piatti messicani (+80%) e l’ormai gettonatissimo poké (+77%), scelta gastronomica che viene probabilmente premiata per la possibilità di comporre a piacimento le pietanze consegnate a domicilio (top di richieste per il poké salmone affumicato, il poké spicy e il mochi). Esponenziale la popolarità del gelato a domicilio, con un 189% rispetto al periodo pre-Covid che la dice lunga sulla distribuzione itinerante di vaschette con panna montata, meringhe e frozen yogurt.

Ancora più curioso il profilo dei destinatari. Dominano i giovani tra i 24 e i 35 anni (a Milano: 41%); gli uomini effettuano ordinazioni in percentuale maggiore rispetto alle donne; mentre, se si guarda alle professioni, sono gli impiegati i più assidui clienti (45%), seguiti a ruota dagli studenti (22%) e i liberi professionisti (10%).

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