Travolto dal tir, Fittipaldi torna a casa: "Ogni giorno rinasco"

L’atleta paralimpico nella squadra di Alex Zanardi: "Appena arriva il sì dei dottori, riprendo la mia handbike. Non si può non fare nulla per paura"

L’atleta paralimpico Gioacchino Fittipaldi, 28 anni

L’atleta paralimpico Gioacchino Fittipaldi, 28 anni

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Milano - Gioacchino Fittipaldi è tornato a casa dopo un ricovero in ospedale durato tre mesi. L’atleta paralimpico 28enne originario di Lagonegro (Basilicata), rimasto paralizzato dalla vita in giù dopo uno schianto in motorino nel 2017 e poi entrato nel team Obiettivo 3 promosso dal pilota e paraciclista Alex Zanardi, il suo mentore, è stato investito lo scorso 20 maggio da un camion a Rozzano mentre era a bordo della sua handbike, speciale bici che si aziona con le mani. "Essere vivo e non aver perso la gamba è meraviglioso. Tornare a casa mi ha dato una gioia immensa. Ora non vedo l’ora di tornare sull’handbike", spiega al Giorno l’atleta, che ha partecipato ai campionati italiani di paraciclismo, a maratone internazionali e al Giro d’Italia. Prima, i medici dovranno dare il nulla osta per "togliere il fissatore con le viti impiantato nel femore", aggiunge il ragazzo. "Se dovessi evitare di muovermi, solo per eliminare il rischio di farmi male, allora tanto varrebbe restare chiuso in una bolla. Gli incidenti possono capitare a tutti". All’ingresso di casa, in un quartiere dello spicchio sud di Milano, ha messo in bella vista una frase di Eraclito: C’è un nuovo sole tutti i giorni. "Così non dimentico che ogni giorno è un po’ come rinascere". 

Quando è tornato a casa? "Il giorno prima di Ferragosto. Sono stato felice di potermi riappropriare dei miei spazi dopo quasi 3 mesi in ospedale, al Niguarda: lì ho festeggiato pure il mio ventottesimo compleanno, il 4 agosto. Sono stato ricoverato in Rianimazione, poi ho affrontato interventi per gli innesti di pelle alla gamba sinistra, sono stato nel reparto Grandi ustionati e dopo in quello di traumatologia. Alla fine, in quello di Unità spinale. Ringrazio tutto lo staff medico che mi ha rimesso in sesto: avevo il femore spezzato in due punti, poco sopra il ginocchio e vicino al bacino, e la pelle strappata via". 

Cosa ricorda dell’incidente? "Tutto. Ero appena uscito dalla ciclabile di Assago e mi ero immesso nella rotonda di Rozzano per tornare a Milano. La stavo percorrendo quando mi sono accorto del camion: ho avuto la sensazione che mi stesse per cadere un palazzo addosso e sono riuscito a sterzare, altrimenti il mezzo mi sarebbe passato sopra e oggi non sarei qui a raccontarlo. Mi ha comunque preso in pieno: la gamba è rimasta incastrata tra una ruota e lo scalino. Sono rimasto sempre lucido. Il traffico si è fermato, ricordo un automobilista che è subito sceso a soccorrermi. La dinamica non è ancora stata chiarita, l’indagine è in corso".

Com’è stato il primo periodo in ospedale? "Ero molto demoralizzato, temevo di perdere la gamba. Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine: i miei genitori, gli amici, i compagni di squadra. E’ stata dura anche perché per le norme anti Covid non ho potuto vedere subito mamma e papà. Ringrazio moltissimo Daniela, la moglie di Alex Zanardi, che mi ha scritto per darmi supporto. Io mi sono sentito un po’ in colpa per aver dato a questa famiglia, che già soffre per le condizioni di Alex, una preoccupazione in più. Ma sono stato molto contento dopo la chiacchierata perché mi ha dato tanta forza. Sono riuscito a riprendermi e spero capiterà lo stesso ad Alex. Entrambi siamo stati ‘investiti due volte’, è vero, ma io non mi paragono neanche lontanamente a lui". 

Tornerà sull’handbike? "Non vedo l’ora. In casa, intanto, utilizzo dei macchinari per rinforzare i muscoli. Dovrò prendere un nuovo mezzo, perché l’altro è stato distrutto dal camion. A chi dice che dovrei “stare fermo“ rispondo che non è pensabile non fare nulla per il timore che succeda qualcosa di brutto. E questo vale per tutti. Quando mi muovo in handbike ho luci, bandierina e casco e mi sposto con prudenza. Purtroppo tanta gente, in strada, non vorrebbe neppure i ciclisti". 

Ha ricominciato a lavorare? "Sì, in smart working. Lavoro per una banca, occupandomi di vendita di prodotti finanziari (Gioacchino Fittipaldi è laureato in Finanza alla Bocconi, ndr)". 

C’è una zona di Milano che ama particolarmente? "Piazza Mentana e la chiesa di Sant’Alessandro. Appena potrò uscire di nuovo come prima, tornerò a visitarle...".  

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