di Luca Mignani Giana, "C" sei ancora. Il consiglio federale ha ufficializzato la riammissione tra i professionisti. Due mesi di purgatorio e mal di stomaco: il 30 giugno la retrocessione, il 31 agosto la notizia nell’aria da tempo. "Giusto così", la sintesi del pensiero dei cuori biancazzurri, dai tifosi all’amministrazione comunale passando per la società. La favola continua, con la settima stagione in serie C. Si chiude un incubo che ha tappe precise: lo scorso campionato interrotto dall’emergenza sanitaria, con la Giana in piena risalita dai bassifondi reduce da quattro vittorie consecutive. La scelta federale di portare a termine la stagione mediante un algoritmo, nonostante Gorgonzola avesse una partita in meno. Playout, il verdetto. Retrocessione, la sentenza sul campo, dopo aver perso nel recupero con l’Olbia. Le urla dei sardi in uno stadio spettralmente vuoto, Albè che resta a lungo a testa bassa in panchina e se ne va senza salutare: titoli di coda? Macchè. Dal giorno successivo le rassicurazioni: primo posto in graduatoria di ripescaggio, per punti conquistati e per la virtuosità di un club senza debiti. Così il fallimento di una realtà come Siena ha riaperto le porte a Gorgonzola. Orgoglio, dunque. Simbolo tra i simboli l’ottuagenario presidente Oreste Bamonte, qui dal 1985: "Il covid ha stravolto la stagione e sarebbe stato ingiusto retrocedere. L’auspicio è che si possa iniziare e completare regolarmente sul campo ogni partita". Qui il suo lato ruvido. Quello più nascosto, invece, svelato dal sindaco di Gorgonzola Angelo Stucchi: "Dopo la retrocessione ho pensato al suo grande e immeritato dolore. Ma ne conosco la caparbietà e il sentirsi “padre di molti“. Appena ha saputo del ritorno in C ha ringraziato i vertici delle federazioni, mettendosi ancora in secondo piano, dopo il tanto che ha fatto per esserci ancora. Un esempio". Al timone della squadra, per ...
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