Garibaldi, il Tar: stop alla movida dalle 22

Bocciata l’ordinanza del sindaco: "Troppo morbida". Il Comune ha 15 giorni per adeguarsi, altrimenti la palla passerà al prefetto

Movida, aperitivi con foto dall’alto di Corso Garibaldi angolo Largo La Foppa

Movida, aperitivi con foto dall’alto di Corso Garibaldi angolo Largo La Foppa

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Milano - C’è una città (e un Paese) che si prepara a un sostanziale "liberi tutti", in base al percorso graduale studiato dal Governo che ieri ha vissuto la prima tappa con il posticipo alle 23 dell’obbligo di rientro a casa e che si concluderà il 21 giugno col superamento del coprifuoco. E c’è un quartiere di Milano, o meglio un tratto di strada, che tra due settimane tornerà a fare i conti con il limite orario delle 22. È quanto emerge dall’ultima sentenza del Tar sul caso movida in corso Garibaldi: il collegio presieduto da Domenico Giordano ha infatti annullato l’ordinanza del sindaco Giuseppe Sala datata 12 novembre 2020, ritenendola "troppo morbida", e ha dato 15 giorni di tempo al Comune per predisporne una più restrittiva; in caso di inerzia, la palla passerà alla Prefettura.

La vicenda è nota e ruota attorno alla battaglia degli inquilini del condominio di corso Garibaldi 104 per "fronteggiare la situazione di intollerabile inquinamento acustico" generata dai clienti di bar e pub all’angolo con largo La Foppa. Nel 2019, il Tar accoglie il ricorso dei residenti contro il silenzio opposto dall’amministrazione alla richiesta di "ordinanze contingibili e urgenti". Il 22 novembre , Palazzo Marino fa sapere che l’eventuale adozione di provvedimenti straordinari non sarebbe coerente con il principio di proporzionalità tra le "esigenze" economiche dei titolari dei locali e il diritto "al riposo e alla quiete" dei cittadini; anche perché, la sottolineatura, "non si può ascrivere direttamente l’inquinamento ambientale accertato" agli esercizi commerciali.

Peccato che in quelle righe non ci sia nemmeno un cenno alla relazione stilata da Arpa il 19 aprile 2019 sulla base di una serie di rilevazioni effettuate nei mesi precedenti. Quel report fotografa una situazione fuori controllo: un livello sonoro equivalente (Leq) pari a 77 decibel nelle notti tra venerdì e sabato, con uno sforamento di 22 intollerabile persino nelle zone industriali. I tecnici precisano: "Dal sito di misura, il contributo più rilevante è determinato dal contributo antropico dei passanti e degli avventori dei diversi plateatici dei locali pubblici presenti sul corso e in largo La Foppa". L’amministrazione si muove : vengono presi contatti coi gestori di bar e pub per cercare insieme contromisure a caos e rumore. Poi arriva la pandemia, e tutto finisce in stand-by. Il 22 maggio 2020, il Tar ordina nuove verifiche di Arpa, da effettuare alle stesse condizioni del precedente report. La relazione arriva l’11 settembre, a valle del monitoraggio estivo: i decibel sono 76, con picchi di 80 tra mezzanotte e le 2. Tutto come prima. E arriviamo all’ordinanza del 12 novembre, che introduce in largo La Foppa e nel tratto di corso Garibaldi tra via Moscova e via Marsala il divieto di asporto di alcolici nei weekend da mezzanotte alle 6; stop anche all’utilizzo dei plateatici nelle stesse ore, mentre resta consentita la consumazione all’interno. La misura ha una scadenza: "Sino a successiva rilevazione da parte di Arpa che accerti la riduzione delle immissioni acustiche nel limite dei parametri massimi consentiti". Tutto finito? No, perché ora il Tar ha annullato il provvedimento. I giudici hanno ritenuto "ingiustificata" la decisione del Comune di limitare i divieti solo ai fine settimana e alla fascia oraria tra mezzanotte e le 6, visto che Arpa ha rilevato valori ampiamente fuorilegge già dalle 22. Contestata pure la temporaneità dell’ordinanza: "È evidente che la determinazione è contraddittoria e non funzionale a garantire l’ottemperanza alle decisioni di cui si tratta, che sono volte a tutelare in modo stabile il bene primario della salute anche nella sua declinazione riferita al riposo notturno". Conclusione : "Il provvedimento contestato non solo non ottempera alle sentenze, ma integra una violazione delle relative prescrizioni, poiché introduce divieti non calibrati su tutti i giorni della settimana e su tutte le fasce orarie in cui è stato accertato lo stabile superamento dei limiti massimi di inquinamento acustico". Ecco l’ultimatum: due settimane per correre ai ripari.

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