Gara per i tributi regionali: salta l’appalto da 6 milioni

Annullata l’assegnazione a Municipia spa: insostenibile l’aggio dello 0,01%. E i giudici escludono anche i secondi classificati per un’altra irregolarità

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di Nicola Palma

La prima classificata è stata esclusa per un’offerta ritenuta economicamente insostenibile. La seconda è stata depennata dalla lista per irregolarità nell’offerta economica. Tutto da rifare, o quasi, per il bando lanciato da Palazzo Lombardia per affidare per 3 anni il servizio di riscossione coattiva dei tributi regionali (bollo auto, tasse per il deposito dei rifiuti e imposte sulle concessioni): l’aggiudicazione al ticket formato da Municipia spa e Abaco spa dell’appalto da 6 milioni di euro è stata annullata dal Tar, che ha allo stesso tempo cancellato dalla classifica i secondi di Publiservizi. La vicenda inizia nel 2019, quando la Regione indice la procedura per riassegnare il servizio, partendo da una base d’asta di 6,237 milioni di euro. L’offerta tecnica vede prevalere Publiservizi (57,87 punti) su Sorit spa (52,03) e Municipia-Abaco (50,31), ma l’apertura delle buste con le offerte economiche ribalta la situazione: Municipia ottiene 27,67 punti, per un totale di 77,98 punti, e stacca sia Publiservizi (12,06 per un totale di 69,93) sia Sorit (10,01 per un totale di 62,04 punti). Dopo i controlli su eventuali anomalie, la Regione conferma la decisione e il 7 maggio 2021 assegna l’appalto al ticket con Abaco. A quel punto, Publiservizi si rivolge al Tar, ritenendo che l’offerta risultata vincente sia insostenibile dal punto di vista finanziario. E in effetti le verifiche fanno emergere almeno due elementi che depongono a favore di quella tesi. Il primo riguarda l’aggio d’imposta (che nel bando valeva 18 punti sui 30 totali assegnabili per l’offerta economica), vale a dire la percentuale che gli esattori sono autorizzati a trattenere sulle somme riscosse: a fronte di una base d’asta fissata al 5,8%, Municipia ha proposto lo 0,01%, "tradendo" secondo Publiservizi "la totale mancanza di serietà dell’intera offerta economica".

Per intenderci: la società si è detta disponibile a guadagnare "solo" un centesimo ogni 100 euro riscossi. A cascata, i giudici hanno esaminato un’altra voce dubbia: Municipia ha presentato una stima dei costi complessivi pari a 11,4 milioni di euro, a fronte di entrate per 12,2 milioni, con circa 800mila euro di ricavi. Come si arriva a 12,2 milioni con un aggio pari allo 0,01%? Semplice: prevedendo incassi "extra base d’asta" da 8,6 milioni, garantiti dall’iscrizione di 270.095 fermi amministrativi nel triennio (su 390mila raccomandate da inviare ai morosi). Una cifra che, secondo il Tar, è stata calcolata senza alcun criterio, non essendo in linea coi dati storici dei precedenti appalti. "L’enorme (o forse abnome) ribasso offerto alla voce aggio – il ragionamento – ha “costretto” il raggruppamento temporaneo d’imprese a ricorrere alla componente extra base d’asta, che tuttavia risulta affidata a una tabella composta da poste numeriche prive di idonei supporti documentali probanti". Conseguenza: il giudizio di congruità della Regione "non risulta ragionevole e coerente". Conclusione: alt al ticket Municipia-Abaco. Stesso destino, però, anche per Publiservizi, oggetto di un controricorso dei vincitori: nell’offerta economica, mancavano i costi di manodopera. Primi e secondi fuori. Toccherà ai terzi?

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