Gallia, dietro il lusso da sceicchi 80 posti di lavoro al capolinea

A casa i dipendenti della società che si occupa di pulizie e servizi: "Alcuni spinti ad auto-licenziarsi". Crisi nera per il settore alberghiero con spostamenti ancora ridotti. Pagano i lavoratori più deboli

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di Andrea Gianni

L’albergo promette una "immersione nel lusso nel cuore di Milano", in suite dal fascino senza tempo affacciate sulla stazione Centrale. Dietro la prestigiosa facciata dell’Hotel Gallia, fondato quando correva l’anno 1932, ci sono però 80 persone che stanno lottando per il loro posto di lavoro, dopo che lockdown e viaggi ridotti ancora ai minimi termini stanno mettendo in ginocchio il settore alberghiero. Lo schema è lo stesso che, da mesi, si sta ripetendo in diverse strutture, dove appalti che affidavano i servizi a società esterne non vengono rinnovati per risparmiare sui costi. E a pagare sono i lavoratori più deboli che, spesso per stipendi sotto i mille euro al mese, si occupano di pulizia delle camere, facchinaggio o altri servizi. L’hotel Gallia aveva affidato l’appalto alla società HoGroup che, da marzo, ha messo in cassa integrazione i dipendenti. "A metà Luglio, gli è stato chiesto di sottoscrivere una conciliazione per auto-licenziarsi aggirando così la sospensione del blocco dei licenziamenti", spiegano i sindacati FlaicaUniti Cub e Si Cobas, che per oggi hanno organizzato un presidio davanti alla struttura. "Tutto ciò è stato fatto senza informare di alcunché le nostre organizzazioni sindacali che rappresentano la maggioranza dei lavoratori dell’appalto. Abbiamo consigliato ai lavoratori di non sottoscrivere le conciliazioni, impedendo quindi un disastro". Disastro che però è solo rimandato, visto che i posti di lavoro ora “congelati“ dalla cassa integrazione sono destinati a svanire con l’imminente fine del blocco dei licenziamenti. "Nel frattempo – spiega Mattia Scolari, funzionario Cub – l’hotel ha riaperto ma i lavoratori non sono stati richiamati in servizio". L’albergo di lusso, come tante altre strutture milanesi, sarebbe ancora semivuoto, in una città dove i flussi di turisti e di viaggiatori “business“ sono ancora ridotti ai minimi termini.

"Il Gallia non ha mai risposto alle nostre richieste di incontro – prosegue Scolari – abbiamo provato anche a interpellare la Prefettura di Milano, che si è impegnata a convocare un tavolo di confronto tra le parti; ma purtroppo, ad oggi, nulla è stato fatto. Questi lavoratori vivono con redditi dimezzati da vari mesi; non hanno ricevuto neanche il

pagamento della quattordicesima maturata nei mesi di lavoro". All’orizzonte c’è il licenziamento, trascinati sul fondo dalla crisi degli hotel di lusso come il Gallia, con le sue 235 camere, fra cui 53 suite. L’offerta snocciola spazi da record come la Katara Royal, la più grande suite d’Italia, mille metri quadrati e una spa privata. Arredi " ispirati al gusto dei designer milanesi Gio Ponti e Achille Castiglioni", ristoranti e lounge bar dalla vista mozzafiato, spazi per eventi e conferenze. Un gioiello che ha attraversato la storia di Milano, ora al centro delle rivendicazioni di 80 lavoratori a casa da quando è esplosa la pandemia.

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