Vaccini antinfluenzali, lo sfogo di Galli: "In ospedale non ne ho"/ VIDEO

L'infettivologo del Sacco: "Uno scandalo". E sull’antidoto al Covid: "Evidenze robuste"

Massimo Galli

Massimo Galli

Milano, 23 novembre 2020 - «Io non sono ancora riuscito ad avere nella mia regione la vaccinazione antinfluenzale. Ho 69 anni e sono un operatore sanitario. Sto disciplinatamente aspettando di averla nel mio ospedale e non ci sono ancora riuscito. È un discorso su cui si dovrà tornare perché è un vero scandalo». Parole nette, quelle proferite da Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano nel corso di un intervento a “L’aria di domenica“, trasmissione televisiva de La7. Un’altra pagina polemica di un capitolo ormai nutrito. Non solo vaccinazioni antinfluenzali. Galli ieri è intervenuto anche sui vaccini che si stanno mettendo a punto per uscire, stavolta, dall’incubo Coronavirus. Le prime dosi, secondo quanto riferito dal Governo, dovrebbero arrivare in Italia a gennaio. «Io non solo mi vaccino a gennaio – fa sapere Galli – ma mi auguro che possa iniziare presto una sperimentazione, una parte della fase 3 dei vaccini nel mio centro. Nel caso in cui il principal investigator sia in conflitto di interessi mi propongo di fare io da volontario. Per diversi di questi vaccini cominciamo ad avere delle evidenze robuste sulla loro sicurezza, il discorso è che, come per tutte le sostanze attive somministrate, qualche indicazione maggiore ci verrà dalla grande diffusione degli stessi. Potrebbero comparire dei problemi ma questo vale anche per i banali farmaci di altro tipo, non ci si può bloccare di fronte a questo perché abbiamo bisogno di un vaccino rapido e sicuro».

Nel Governo c’è chi è orientato ad attendere ad estendere il sistema delle zone colorate e delle relative restrizioni proprio fino a quando non sarà disponibile il vaccino. Galli sul punto è cauto ma sibillino: «Determinate responsabilità e decisioni competono a Governo, Cts e Regioni. Le evidenze dei dati dicono che non è che da un giorno all’altro possiamo tornare a fare come prima solo perché abbiamo avuto una flessione dell’Rt senza aspettare che si consolidasse. L’esperienza del post lockdown di maggio – ricorda Galli – l’abbiamo davanti agli occhi, con un saldo di 12mila morti in più dal primo giugno, fate voi». Infine un’analisi sulle modalità di trasmissionen del virus: «Credo sia probabile quanto affermato da uno studio americano sul fatto che oltre il 50% dei contagi derivi dagli asintomatici. Credo che gli asintomatici siano il tendine d’achille degli interventi di prevenzione». 

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