Galimberti, crisi all’atto finale: "Ci avete lasciato in mutande"

Dipendenti in presidio a Milano. Il giudice prende tempo sul l’ipotesi commissariamento. Negozi chiusi per lo sciopero

I dipendenti in presidio davanti al Palazzo di giustizia con bandiere e striscioni

I dipendenti in presidio davanti al Palazzo di giustizia con bandiere e striscioni

Milano, 10 gennaio 2020 - Sulle vetrine di alcuni punti vendita lombardi ieri è comparso il cartello "chiuso per inventario", estremo tentativo di mascherare lo sciopero dei lavoratori e una lunga crisi arrivata all’atto finale. Magazzini vuoti, clienti che vanno altrove e 258 dipendenti ancora con il fiato sospeso nella parabola discendente della "grande G" di Galimberti, storica catena di elettrodomestici. Ieri il caso è tornato sul tavolo del giudice fallimentare Sergio Rossetti, dopo che le banche hanno espresso parere negativo sul piano di rientro dal debito presentato dall’azienda che ha chiesto il concordato. Si aprono le strade del fallimento, dell’amministrazione controllata con la nomina di un commissario straordinario o la concessione di altro tempo al gruppo.

Entro lunedì il giudice dovrebbe sciogliere la riserva. Intanto la Filcams-Cgil, che ieri si è riunita in presidio davanti a Palazzo di giustizia con una cinquantina di lavoratori, ha chiesto al ministero la cassa integrazione straordinaria e impegno per salvare i posti. "La colpa è di una cattiva gestione dell’azienda che va avanti da anni", spiega Gianandrea Uggetti, che lavora nel magazzino dello store Euronics-Galimberti di corso Buenos Aires ed è anche Rsa del punto vendita, dove la merce arriva a singhiozzo. "Noi vogliamo solo lavorare - prosegue - speriamo che arrivi un compratore". Un settore segnato dall’impatto dell’e-commerce dove, però, c’è chi riesce a crescere. Unieuro ha archiviato i primi nove mesi dell’esercizio 2019-20 con un risultato netto di 23.9 milioni, con un +14%.  

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