Gabry, il trapianto è fatto: "Giorni di lotta e speranza"

Il bambino di due anni ha ricevuto a Brescia il midollo di un donatore Solo una compatibilità su centomila. I genitori: "Un angelo ci ha aiutato"

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Brescia, 14 novembre 2019 - Il grande giorno è arrivato, quello del trapianto di midollo per Gabriele. Questo scricciolo di due anni è “Gabry little hero”, piccolo eroe milanese, unico bambino italiano affetto dalla Sifd (Anemia sideroblastica con immunodeficienza delle cellule B, febbri periodiche e ritardo dello sviluppo). Per sopravvivere aveva bisogno di un “gemello genetico” disposto a donare le sue cellule staminali emopoietiche.Una persona su 100mila, trovata dopo mesi di appelli che hanno spinto migliaia di persone a diventare donatrici di midollo. C’è stato il trapianto ma è ancora presto per esultare, anche se mamma Filomena e papà Cristiano sono al settimo cielo e parlano di «nuova nascita». «Gabry – scrivono sulla pagina Facebook seguita da oltre 9.300 persone – ha ricevuto il suo dono».

È successo martedì sera, agli Spedali Civili di Brescia dove il piccolo è ricoverato. «Ho raggiunto mia moglie – racconta papà Cristiano – e ho provato un’emozione forte. Io vedevo Gabriele attraverso una parete trasparente, era tranquillo, si divertiva con i suoi giocattoli insieme a un operatore socio sanitario. Attorno c’erano il personale dell’ospedale e altre mamme, tutti partecipavano a quel momento che abbiamo atteso per mesi». Il trapianto è durato circa mezz’ora. Ed è sempre il papà a spiegare in cosa consiste: «È l’equivalente di una semplice infusione di sangue, che però contiene le preziose cellule staminali emopoietiche. Da un ‘siringone’ sono passate al bambino tramite un catetere venoso centrale». Ora c’è la fase delicata “dell’attecchimento”, che può durare dai 15 giorni a oltre un mese: passando attraverso il sistema sanguigno, le cellule si posizioneranno nel midollo di Gabry, dove dovrebbero cominciare a replicarsi e a produrre globuli rossi, piastrine e globuli bianchi. «E saranno necessarie più trasfusioni di sangue “normali” – continua il papà – perché al momento non avviene rigenerazione. Gabry è senza difese immunitarie. Ma sta bene, è vispo, mangia e gioca».

In un ambiente controllato e sterile, in cui viene monitorato costantemente, con la sua mamma vicino. Mamma e papà precisano che «non è ancora il momento di esultare, passeranno diversi giorni per capire se c’è stato attecchimento o meno. Ancor più lunghi saranno i tempi per uscire dalle camere sterili. Tuttavia oggi ci sentiamo di ringraziare l’angelo qui in terra che ha deciso di essere quell’uno su 100mila che potrà dare una seconda speranza di vita a Gabriele. Finalmente ora pensiamo al futuro». Loro non sanno chi sia il donatore, e neppure lui sa che le sue cellule sono state destinate a Gabry. «Non sapere chi ha donato, e dall’altro lato non sapere a chi si donerà, rende tutto questo ancora più bello e profondo: si sceglie di fare un regalo alla vita, ci avvicina gli uni agli altri come esseri umani».  

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