Ecco il donatore, Gabry pronto al trapianto

A Milano il bimbo di due anni, unico italiano a soffrire di una rarissima anemia, ha iniziato il percorso preparatorio all’intervento

Gabry in braccio al papà Cristiano e insieme alla mamma Filomena

Gabry in braccio al papà Cristiano e insieme alla mamma Filomena

Milano, 4 novembre 2019 - «Finora abbiamo vinto tante battaglie ma adesso è arrivato il momento di vincere la guerra». Gabry little hero, così è soprannominato Gabriele, «piccolo eroe» milanese di due anni compiuti lo scorso 22 settembre, l’unico bimbo italiano con la Sifd (Anemia sideroblastica con immunodeficienza delle cellule B, febbri periodiche e ritardo dello sviluppo), ha mosso ieri il primo passo verso il trapianto di midollo, verso la salvezza, agli Spedali civili di Brescia dove è in cura. Una buona notizia che riaccende la speranza dopo il rinvio di tre settimane fa, quando il donatore aveva chiesto inspiegabilmente di far slittare la data.

Era stato un duro colpo da assorbire per papà Cristiano e mamma Filomena, che già si erano preparati al lungo percorso. Ma ora ci siamo. «È arrivato il momento di vincere la guerra - dice il papà -. Questa volta niente rinvii, niente ritardi, adesso comincia la salita, il percorso più duro». Tecnicamente Gabry ha iniziato la fase di controlli per poi partire col “condizionamento” che precede il trapianto delle cellule staminali emopoietiche (o midollo osseo) e che consiste nella somministrazione di chemioterapici con un duplice scopo: “creare spazio” alle nuove cellule che arriveranno grazie al donatore e nello stesso tempo sopprimere il sistema immunitario del bimbo, al fine di impedire il rigetto. Il trapianto vero e proprio durerà poche decine di minuti ed è l’equivalente di una semplice infusione di sangue, dal contenuto preziosissimo. Ora Gabry deve stare in un ambiente controllato e sterile.

Ha la sua mamma, vicino. Ma per il suo papà è stato uno sforzo enorme doversi separare da lui: «Ora sei lì , con mamma, mentre io sono a fare il papà con la tua piccola gemellina che si illumina ogni volta che la guardi. Ero fuori con te, mamma era già entrata per prepararsi, stavamo giocando insieme perché volevo che ci lasciassimo con un sorriso. Ma poi ti hanno chiamato e per me è stata una sensazione orribile. Ricordava molto il morso alla pancia di quando il professore chiamava per interrogare ed ero impreparato. Già, perché nonostante questa volta abbia studiato tantissimo, non ero pronto a separarmi da te. Quanto è stato difficile “consegnarti”, ma mi sono fatto forza, ti ho dato in braccio all’infermiera sorridente, ti ho dato un ultimo bacino, ci siamo lasciati con un sorriso, mentre tu mi battevi le manine». L’attesa sarà lunga. Il papà pensa anche alle tante battaglie vinte finora. Una su tutte: aver trovato il donatore.

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