Milano, soldi in cambio di informazioni: arrestato funzionario dell'Agenzia delle entrate

L'impiegato è ai domiciliari, come i tre investigatori privati a cui forniva informazioni riservate

L'agenzia delle entrate dà un po' di tregua agli italiani

L'agenzia delle entrate dà un po' di tregua agli italiani

Milano, 18 luglio 2019 - Oltre 20mila interrogazioni abusive all'anagrafe tributaria in cambio di 15 mila euro. Per questo un funzionario dell'Agenzia delle entrate di Milano e i tre responsabili di altrettante società investigative sono stati arrestati oggi dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. I quattro, ai domiciliari, rispondono di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. La misura cautelare è stata firmata dal gip Elisabetta Meyer su richiesta del pm Carlo Scalas titolare delle indagini nate dopo una segnalazione della stessa Agenzia delle entrate: si era accorta di parecchie migliaia di interrogazioni - in tutto 20.197 - fatte a partire dal primo gennaio del 2017 senza alcuna giustificazioni con i compiti ufficiali e che riguardavano nominativi o veicoli che non rientravano nelle pratiche assegnate al funzionario. I dati poi, secondo l'ipotesi, sono stati 'venduti' agli investigatori privati per i loro dossier.  

Anche i tre corruttori sono stati arrestati per lo stesso motivo e sono ai domiciliari: si tratta di un 54enne di Besana in Brianza, un 70enne di Milano e un 43enne di Garbagnate milanese.  I finanzieri hanno anche sequestrato 15 mila euro che ritengono sia il guadagno dello stesso funzionario per l'attività illecita.

Secondo le indagini e come si legge nell'ordinanza del gip, dalle "ricorrenti conversazioni intercettate" viene a galla che la remunerazione del funzionario dell'Agenzia delle entrate "varia, verosimilmente in ragione della tipologia di visura, 'intera', 'completa' o 'mezza'" dai 25 ai 50 euro. Il giudice, che parla "di un accordo, all'evidenza non scritto ma collaudato, per l'asservimento della funzione agli interessi privati", ha parlato anche di "competenza informatica degli indagati, in una con la volontà di cancellare le tracce del reato espressamente dichiarata" nelle intercettazioni.

 

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