Fumo, le donne rischiano di più

L’allarme lanciato dal professor Domenico Inzitari, relatore al convegno organizzato da Salus e Il Giorno

fumatrici

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Milano, 18 maggio 2019 - La correlazione tra fumo e ictus è un dato accertato: i soggetti fumatori sono più facilmente e frequentemente colpiti dall’ictus, patologia che interessa in italia 200mila persone all’anno. Tra i fumatori, inoltre, le donne sono dal punto di vista strettamente numerico più colpite degli uomini. Di questo problema e di altri argomenti, in particolare di come l’ictus sia ancora poco conosciuto, parlerà il professor Domenico Inzitari, neurologo e docente dell’Università di Firenze, uno dei quattro relatori al convegno che si terrà martedì 21 maggio, alle 18, al Palazzo della Regione Lombardia. Gli altri tre relatori sono il farmacologo Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Negri; il dottor Eugenio Parati, dell’Istituto Neurologico Besta e la dottoressa Giulia Veronesi, dell’Istituto Clinico Humanitas. Introdurranno i lavori del convegno Sandro Neri, direttore de Il Giorno e Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare.

Domenico Inzitari, neurologo e professore dell’Università di Firenze, il fumo è un fattore di rischio importante per l’ictus, ma il rischio dipende anche dalla quantità di sigarette che si consumano?

«Certo, maggiore è la quantità, maggiore è il rischio. Una persona che fuma più di dieci sigarette, per esempio, ha il doppio delle possibilità di essere colpito da ictus rispetto a un non fumatore. Sotto la soglia delle dieci sigarette il rischio cresce del 50% rispetto a chi non fuma. Ma, contrariamente a quello che sostengono i fumatori «deboli», anche una sola sigaretta al giorno fa crescere del 10% le possibilità di essere colpiti da ictus».

Ci sono categorie più a rischio?

«Le donne, per costituzione, hanno un rischio in più legato al loro sistema di coagulazione, che più esposto alla trombosi rispetto ai maschi. Finora, il vantaggio delle donne era stato proprio quello di non fumare (il numero di fumatrici è da sempre minore rispetto a quello dei fumatori), ora invece questo dato sta scomparendo.

Infatti il numero di ictus tra le donne sta crescendo.

«Dal punto di vista strettamente numerico in Italia le donne sono più colpite degli uomini. Questo sia perché le donne invecchiano di più, e l’ictus colpisce maggiormente gli anziani, ma anche perché le donne stanno assumendo comportamenti dannosi. In particolare, dovrebbero evitare di fumare le donne che assumono anticoncezionali orali, i quali, soprattutto dopo i 40 anni di età, aumentano ulteriormente il rischio di trombosi e quindi il pericolo di ictus. Che cresce ulteriormente se il soggetto è sofferente di emicrania croniche».

I dati indicano anche un aumento dell’incidenza dell’ictus sui giovani.

«Sì, è un fenomeno preoccupante e in crescita. In Italia ogni anno vengono colpite da ictus circa 10mila persone sotto i 45 anni, una cifra enorme e poco conosciuta, come molti aspetti dell’ictus. Per questa fascia di popolazione i fattori di rischio sono legati ad alcol, droga e fumo, ai quali si aggiungono i pericoli connessi ad alcune attività sportive rischiose che possono provocare la rottura della parete di un’arteria».

Contro il fumo si combatte da decenni, ma il numero di fumatori rimane praticamente stabile, cosa manca per vincere questa battaglia?

«È innanzitutto una questione culturale. Il fumo è una sorta di droga, più aumenta il disagio sociale e personale, più diminuisce il livello culturale. La popolazione, soprattutto tra i giovani, sta «perdendo» cultura. E questo influisce sugli stili di vita e sul disinteresse per la prevenzione. Non è un caso che i Paesi in via di sviluppo, che hanno livelli di scolarità molto bassi, dopo aver ridimensionato la piaga delle malattie infettive, si sono trovati con una popolazione che invecchia di più ma che ha assistito a una vera e propria esplosione dell’ictus, tanto che le Nazioni Unite hanno costituto una commissione di esperti ad hoc per contrastare il fenomeno».

Nel nostro Paese cosa bisognerebbe fare per creare un’efficace cultura della prevenzione?

«Bisogna partire dalla scuola. Noi, come associazione Alice (l’associazione che si occupa di assistere le famiglie delle persone colpite da ictus e sensibilizzare l’opinione pubblica su questa patologia, ndr), abbiamo messo in campo un ciclo di incontri in tutte le scuole, medie e superiori, della Toscana. Lezioni tenute da esperti che avevano alla fine dei momenti di verifica dell’apprendimento. I risultati sono stati incoraggianti: la consapevolezza negli studenti è notevolmente aumentata. Questo è, per esempio, un sistema semplice e immediato che dà ai ragazzi uno strumento di prevenzione in più».

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