Tragedia di Baggio, distrutta un’intera famiglia

L’uomo ucciso dal fratello manteneva moglie e figlia in Bangladesh

Rilievi nella palazzina di Baggio teatro della tragedia

Rilievi nella palazzina di Baggio teatro della tragedia

Milano, 20 agosto 2019 - «Una giornata triste. La visita all’obitorio, la certezza che non rivedrà mai più i suoi fratelli Zamir Uddin e Abdul Hai». Jahan, amico dei due fratelli originari del Bangladesh trovati morti domenica mattina in via Valle Anzasca (il primo, di 38 anni, impiccato sul balcone e il secondo, di 41, riverso sul pavimento di casa, ucciso a coltellate) ieri ha accolto Abdul Wahid, il loro fratello più grande che si è precipitato a Milano da Londra, città in cui risiede, dopo aver appreso della tragedia inquadrata dalla polizia come un omicidio-suicidio.

«È molto triste, si sente in colpa per averli in un certo senso portati a Milano: è stato il primo a lasciare il loro paese, Tangail, in Bangladesh, e a trasferirsi in Europa. Dopo, gli altri l’hanno seguito. Ha perso tre fratelli nel giro di pochi mesi. Un altro era stato travolto e ucciso da un’auto lo scorso febbraio mentre andava in bicicletta a Sesto San Giovanni». Una disgrazia dopo l’altra per questa famiglia. Il 41enne Abdul lascia la moglie e una figlia piccola in Bangladesh, che manteneva grazie al suo lavoro. Aveva cercato di portarle in Italia attraverso la procedura del ricongiungimento familiare, dopo che di recente avevano trascorso un periodo con lui a Milano grazie a un visto turistico. Zamir e Abdul condividevano un bilocale in affitto in via Valle Anzasca 11, quartiere Baggio, al primo piano di una palazzina con 12 appartamenti. Abdul lavorava come venditore ambulante di indumenti nei mercati; Zamir invece non aveva un lavoro ed era solito bere e fumare molto.

«Aveva un carattere difficile. Abdul lo spronava a cercare un lavoro. In più, cercava un coinquilino per alleggerire le spese di casa ma era difficile aiutarlo: tanti si tiravano indietro proprio per il carattere difficile di suo fratello, non era semplice convivere con lui». Zamir Uddin, secondo le ricostruzioni, ha ucciso Abdul Hai la notte tra sabato e domenica (una vicina ha sentito delle urla alle 2.30) al culmine di una lite con un grosso coltello da cucina (trovato insanguinata dentro una fioriera del balcone). Poi, forse per la disperazione, i sensi di colpa e la paura, si è tolto la vita impiccandosi. Una ricostruzione confermata anche dai successivi accertamenti coordinati dal pm Donata Costa, che ha disposto l’autopsia sui due cadaveri. A chiamare la polizia è stato un vicino, alle 10 di domenica, notando il corpo di un uomo impiccato. La famiglia porterà le salme in Bangladesh per i funerali. Ma l’intenzione degli amici è organizzare una commemorazione funebre anche a Milano.

 

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