"Forti tensioni sociali, ma la storia non si ripete"

Lo scrittore Alessandro Bertante: racconto la parabola di una generazione. Per i giovani è un’altra epoca, chiedono giustizia e sono spaventati

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"La storia non si ripete mai, ma in questi anni ci sono tutti gli elementi per nuove tensioni sociali. La forbice fra ricchi e poveri aumenta in modo vertiginoso, e i giovani si trovano di fronte a un futuro sempre più incerto, con sempre meno tutele sul lavoro". Alessandro Bertante, nel suo “Mordi e fuggi - Il romanzo delle BR” (Baldini+Castoldi), racconta la storia di un ragazzo di vent’anni, Alberto Boscolo, che partecipa alla creazione delle Brigate Rosse nella Milano a cavallo fra anni ‘60 e ‘70.

Perché ha scelto di scrivere un libro su quel periodo?

"Ho cercato di rispondere a una domanda: perché un ventenne decide di aderire alla lotta armata e cambiare la sua vita?".

Che risposta ha trovato?

"Senz’altro, inizialmente, per un desiderio di giustizia e di rivalsa per una ferita aperta dalla strage di piazza Fontana. Varca una linea di confine ma la sua scelta lo porta in un vicolo cieco, provoca un crollo emotivo. Attraverso la vita di un ventenne ho cercato di raccontare la parabola di una generazione".

Chi è Alberto Boscolo? È una persona realmente esistita?

"Due componenti del nucleo fondatore delle Brigate Rosse non furono mai identificati. Alberto Boscolo, che ovviamente ho indicato con un nome di fantasia, potrebbe essere uno dei due".

Alle presentazioni del libro hanno partecipato numerosi giovani. Che cosa pensa degli Anni di piombo un ventenne di adesso?

"Per loro sono fatti storici, come potrebbe essere la seconda guerra mondiale, completamente slegati dalla loro realtà. Era un’altra epoca, ma da parte loro c’è un grande interesse".

Anche l’approccio alla politica è totalmente cambiato.

"Negli anni ’70 era tutta ideologia, adesso ci sono esigenze che premono per avere voce. I giovani chiedono più giustizia sociale".

Ci sono gli elementi perché possano esplodere altre violenze?

"Le proteste potrebbero sfociare piuttosto nella disobbedienza civile. Bisogna tenere conto che la società è cambiata e anche i mezzi di repressione. Adesso è molto più difficile mettere in piedi un’attività clandestina, una latitanza durerebbe pochi giorni".

Che Milano era quella degli anni ’70?

"Era una Milano nebbiosa, violenta, cupa e romantica. Non certo la metropoli smart di adesso. All’interno della cerchia della 90-91, dove è ambientato il romanzo, c’erano tre grosse fabbriche: Sit Siemens, Alemagna e Alfa Romeo. Adesso le poche fabbriche rimasto sono invisibili, fuori dal contesto urbano".

Andrea Gianni

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