Caso Maugeri, procura Corte dei Conti sequestra 5 milioni a Formigoni

L'ex Governatore della Lombardia: è una fake news. Tesoretto da 5 milioni? Non ho nulla

Roberto Formigoni

Roberto Formigoni

Milano, 21 giugno 2018 - La Procura della Corte dei Conti di Milano ha disposto il sequestro conservativo di 5 milioni di euro a Roberto Formigoni. Al centro del sequestro ci sarebbero quindici immobili, tre conti correnti e crediti istituzionali. Come emerso poi dagli atti della procura contabile, i "crediti" per le cariche istituzionali ricoperte da Formigoni, oggetto di sequestro conservativo, sono l'assegno "vitalizio" da ex deputato ed ex senatore e il "trattamento pensionistico" per l'incarico di parlamentare europeo, ricoperto negli anni '80. E ancora il "vitalizio" e la "indennità di fine mandato" da governatore della Lombardia. L'ex governatore della Lombardia ha bollato il sequestro cautelare come "fake news". Formigoni ha fatto sapere  che "nulla" gli è stato sequestrato "perché nulla posseggo. E tutto quanto possedevo (poco in verità) mi è stato già sequestrato da anni, per ordine della Magistratura e che la notizia che vuol far credere che io possegga un tesoretto da 5 milioni che può essere sequestrato è falsa".  

LA PROCURA CONTABILE - Al termine di "una complessa ed articolata attività istruttoria", spiega la Procura contabile, diretta da Salvatore Pilato, "perché fondata sugli analitici e puntuali riscontri di contabilità finanziaria, integrati dalle fonti probatorie provenienti "dai giudizi penali, con la fondamentale collaborazione della Guardia di Finanza di Milano", delegata ad eseguire i sequestri, i magistrati hanno definito "gli accertamenti relativi al finanziamento da parte della Regione Lombardia della Fondazione Salvatore Maugeri, ente ospedaliero accreditato con il sistema sanitario regionale".

Per i pm contabili, anche sulla base degli atti penali, è "emersa la distrazione dal finanziamento delle cosiddette funzioni non tariffabili, dei contributi regionali a finalità vincolata per l'importo stimato nell'invito a dedurre nella misura di euro 59.383.107". Contestato un danno erariale, dunque, di quasi 60 milioni nei confronti della Regione Lombardia. Sempre per i pm è emersa l'esistenza di "un sistema illecito composto da soggetti interni all'amministrazione regionale", tra cui proprio l'ex Governatore, "e da soggetti esterni, che hanno cooperato in consapevole concorso per la distrazione delle risorse economiche dalle finalità pubbliche".

Il "provvedimento cautelare" disposto dai magistrati "è stato limitato alle quote di profitto realizzate da ciascuno dei presunti responsabili": 5 milioni a Formigoni, 4 milioni all'ex presidente della Fondazione Umberto Maugeri, 4 milioni all'ex direttore amministrativo Costantino Passerino e 10 milioni a testa a Daccò e Simone. I sequestri conservativi riguardano "beni immobili, crediti anche a titolo di vitalizio, conti correnti bancari" nei limiti "delle quote di arricchimento personale". Per l'11 luglio è fissata l'udienza di convalida dei sequestri conservativi.

Secondo quanto spiegato dalla Procura della Corte dei Conti l'ex Governatore lombardo si sarebbe "adoperato per 'deviare la funzione pubblica a fini privati, avvalendosi dei 'mediatori/agevolatorI Pierangelo Daccò e Antonio Simone, con interventi e pressioni sugli uffici regionali, mirati alla precisa finalità di drenare illecitamente una ingentissima quantità di risorse pubbliche, assegnate a copertura dei fondi destinati alle cosiddette funzioni non tariffabili". La misura cautelare, spiegano i pm contabili, "è stata eseguita a garanzia del credito risarcitorio dell'Amministrazione regionale, a fronte della commissione di illeciti dolosi motivati da ragioni economiche". 

La Procura della Corte dei Conti della Lombardia  ha inoltre spiegato che allo "stato degli atti non risultano corrisposte le provvisionali" di risarcimento stabilite dal Tribunale di Milano con la sentenza del dicembre 2016 che ha condannato Roberto Formigoni per il caso Maugeri a 6 anni di carcere, ma anche a versare 3 milioni di euro, in solido con l'uomo d'affari Pierangelo Daccò e con l'ex assessore lombardo Antonio Simone, alla Regione Lombardia. Nel disporre ed eseguire i sequestri i pm contabili chiariscono anche che non hanno riconosciuto alcuna «rilevanza» alle confische disposte nel processo penale (oltre 6,6 milioni a carico di Formigoni) perché quelle confische penali "hanno una rilevanza esclusivamente sanzionatoria e non risarcitoria del danno pubblico". 

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