Fonsai: 'papello', il gip archivia l'accusa per Nagel e Ligresti

Al centro dell'inchiesta un presunto patto segreto che sarebbe stato siglato il 17 maggio 2012 tra i due, finalizzato, secondo l'accusa originaria, ad assicurare alla famiglia siciliana una generosa buonuscita nell'ambito del piano di salvataggio predisposto da Unipol per Fonsai

Salvatore Ligresti

Salvatore Ligresti

Milano, 20 luglio 2015 - Il gip di Milano Roberto Arnaldiaccogliendo la richiesta del pm Luigi Orsi, ha già archiviato l'accusa di ostacolo all'attività di vigilanza della Consob contestata all'ad di Mediobanca Alberto Nagel e a Salvatore Ligresti in relazione alla vicenda del cosiddetto 'papello'.  Stando a quanto si è potuto ricostruire, il pm di Milano Luigi Orsi ha inoltrato al gip la richiesta di archiviazione per Nagel, difeso da Mario Zanchetti, e Ligresti, assistito dal legale Gian Luigi Tizzoni, i primi giorni dello scorso giugno e il gip Arnaldi ha disposto l'archiviazione dell'accusa contestata nei giorni scorsi. L'archiviazione, da quanto si è saputo, è stata disposta dal gip "per infondatezza della notizia" di reato. Con il provvedimento del giudice, che ha accolto l'istanza del pm, cade così l'accusa di ostacolo alla vigilanza della Consob in relazione ad una presunta "trattativa" tra Mediobanca e la "famiglia Ligresti" per far ottenere benefici economici, tra cui 45 milioni di euro e una lunga lista di benefit, al costruttore siciliano e ai suoi tre figli, Paolo, Jonella e Giulia, in cambio della loro "uscita" dalla gestione del gruppo Premafin-Fonsai.

 

LE INDAGINI - Lo scorso novembre, il pm aveva chiuso le indagini nei confronti di Nagel, difeso dal legale Mario Zanchetti, e di Ligresti, assistito dall'avvocato Gian Luigi Tizzoni, ipotizzando che ci fosse stata "una trattativa" tra Mediobanca e la "famiglia Ligresti" per far ottenere benefici economici, tra cui 45 milioni di euro e una lunga lista di benefit, al costruttore siciliano e ai suoi tre figli, Paolo, Jonella e Giulia, in cambio della loro "uscita" dalla gestione del gruppo Premafin-Fonsai. Trattativa che, come risultava dall'avviso di conclusione indagini, si sarebbe conclusa con un "accordo" che venne "tenuto nascosto", custodito in una cassaforte, all'organismo di vigilanza del mercato, la Consob. Il cosiddetto 'papello' sarebbe stato consegnato all'avvocato Cristina Rossello, "segretario del patto di sindacato di Mediobanca". Il filone di indagine era nato nell'estate 2012 nell'ambito della più ampia inchiesta del pm Orsi sul gruppo assicurativo dell'immobiliarista di Paternò. E vedeva al centro proprio quel presunto patto segreto che sarebbe stato siglato il 17 maggio 2012 tra Nagel e Salvatore Ligresti. Da Mediobanca, però, avevano fatto presente che il 'papello' non riguardava l'istituto, non era un accordo e l'ad lo siglò come presa d'atto per poter andare avanti nell'operazione. E che né Nagel né la banca potevano impegnarsi a fornire quanto scritto nel foglio perché non erano asset a disposizione di Mediobanca, ma di Unicredit o di Unipol. Peraltro tutte le richieste contenute nel 'papellò non solo non erano attuali, avevano chiarito ancore da Mediobanca, ma non hanno nemmeno avuto seguito. Il pm, nel chiedere l'archiviazione dell'accusa contestata, ha ricostruito, in ogni caso, la vicenda del cosiddetto 'papellò e il ruolo dei 'protagonistì, non ravvisando tuttavia elementi per chiedere il processo.

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