Fondi russi alla Lega, nessun contatto telefonico tra Savoini e Salvini

La difesa del presidente dell'associazione LombardiaRussia al Riesame: "Audio del Metropol inutilizzabile"

Matteo Salvini e Gianluca Savoini a Mosca (Ansa)

Matteo Salvini e Gianluca Savoini a Mosca (Ansa)

Milano, 5 settembre 2019 - Arriverà entro 5 giorni la decisione del Tribunale del Riesame di Milano sulla richiesta di dissequestro di computer e cellulari presentata da Gianluca Savoini, uno dei tre indagati per corruzione internazionale nell'inchiesta milanese sui presunti fondi russi alla Lega.

La difesa di Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini e referente dell'associazione Lombardia-Russia, ha insistito sulla non utilizzabilità dell'audio relativo all'incontro avvenuto il 18 ottobre 2018 all'hotel Metropol di Mosca e pubblicato da un sito statunitense. Il legale Lara Pellegrini ha depositato una memoria di 20 pagine "sollevando la questione di utilizzabilità dell'audio. Non essendo certa la provenienza del file non si può porre alla base di un provvedimento di sequestro", ha spiegato. "Se la captazione è illecita", e non si conosce in che modo e da chi è stata fatta, "allora non può legittimare un sequestro. Ho fatto anche - ha aggiunto il difensore - un rilievo relativo a un problema di traduzione della conversazione che i pm hanno depositato". L'accusa, rappresentata dai pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta, nell'udienza a porte chiuse a cui non ha partecipato Savoini, ha invece insistito sulla legittimità del sequestro scattato lo scorso luglio. Ora toccherà ai giudico del Riesame prendere una decisione. Al centro dell'incontro d'affari al Metropol, a cui prendono parte sei persone - tra cui gli indagati Gianluca Meranda e Francesco Vannucci che hanno rinunciato al Riesame -, ci sarebbe secondo la procura di Milano un'operazione sospetta di corruzione legata all'importazione in Italia di un fiume di petrolio che, nelle parole di chi starebbe trattando, in un anno avrebbe dovuto far affluire 65 milioni di dollari nelle casse della Lega e permettere così al partito guidato da Salvini di affrontare la campagna elettorale delle ultime europee. 

Intanto dall'analisi dei due telefoni sequestrati a Gianluca Savoini (uno dei quali acquistato di recente) e dall'esame dei tabulati telefonici non risulterebbero contatti, né via chat né via mail o telefonici, fra il presidente dell'associazione LombardiaRussia e il segretario della Lega Matteo Salvini. È quanto si apprende in ambienti giudiziari. Sarebbero emersi invece contatti preparatori all'incontro dell'hotel Metropol di Mosca, almeno dall'estate dello scorso anno, fra Savoini, gli altri due italiani coinvolti e persone legate agli interlocutori russi al tavolo. Da quanto si è saputo, al momento dall'analisi dei due telefoni sequestrati a Savoini, uno dei quali in particolare è stato da lui comprato di recente, non sarebbero stati trovati contatti diretti tra il presidente dell'associazione LombardiaRussia, accusato di corruzione internazionale, e l'ex ministro e leader leghista Salvini. Contatti che, da quanto si è saputo, non sarebbero emersi nemmeno dall'analisi dei tabulati telefonici effettuata fino ad ora. Gli investigatori della Gdf, coordinati dall'aggiunto Fabio De Pasquale e dai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro, avrebbero trovato nei telefoni di Savoini elementi utili (come chat ed email soprattutto) dai quali si evince che il leghista, ex portavoce di Salvini, avrebbe avuto una serie di contatti, almeno dal giugno dello scorso anno, preparatori all'incontro nell'albergo moscovita. Contatti, che emergerebbero anche dai tabulati, non solo con l'avvocato Gianluca Meranda e l'ex bancario Francesco Vannucci (gli altri due italiani indagati per corruzione internazionale) ma anche con persone legate ai tre russi (Ilya Andreevich Yakunin e Andrey Yuryevich Kharchenko sono i due nomi emersi finora) che erano seduti al tavolo il 18 ottobre scorso.

Gli inquirenti stanno anche lavorando per identificare con certezza il funzionario o i funzionari che avrebbero dovuto intascare le presunte tangenti attraverso una compravendita di petrolio che avrebbe dovuto anche, stando alla registrazione audio dell'incontro, portare 65 milioni di dollari nelle casse della Lega. Ad acquistare il petrolio, stando sempre alla registrazione, avrebbe dovuto essere l'Eni, che ha più volte smentito ogni coinvolgimento nella vicenda.

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