Strade buie e ragazze sole, il fine serata della movida a Milano: il racconto

Viaggio in viale Alemagna a una settimana dall’aggressione della sedicenne. La fila dal paninaro (con vigilante), il traffico e il tragitto verso bus e metrò

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Milano, 5 settembre 2022 - "Ragazzi, se volete fermarvi qui fuori, devo andare a prendere il giubbotto in macchina". Ore 4.30 di ieri, viale Alemagna. Le casse delle discoteche continuano a pompare musica, ma il popolo della notte ha già iniziato a sciamare verso il parcheggio a cielo aperto che gli si spalanca davanti all’uscita: auto di traverso, tra alberi e siepi, sugli spartitraffico, ovunque ci sia un angolo libero di sterrato da occupare. C’è la fila dal paninaro: due ragazzi particolarmente su di giri, un po’ per il pieno di alcol un po’ per la vittoria nel derby ("Pioli is on fire", cantano ondeggiando davanti alla piastra con le salamelle), si ritrovano davanti un vigilante vestito di nero che li indirizza energicamente verso la coda per lo scontrino: "Scusa, non avevamo capito...".

Le comitive si ritrovano all’uscita, attorno a uno scooter: "È un’ora che vi aspettiamo", le rimostranze ai fidanzatini tiratardi che hanno resistito strenuamente fino all’ultima hit. Alle 5 è tempo di pensare al rientro, in mezzo al traffico da ora di punta in corso Buenos Aires. Ed è in quel momento che la folla di adolescenti si incasella in categorie ben definite. I più fortunati hanno un van con i vetri oscurati ad attenderli al posto concordato: l’autista si presenta puntuale all’incrocio con viale Milton, spalanca le portiere laterali e riparte dopo essersi accertato di non aver lasciato nessuno a terra. C’è chi si infila in un taxi. C’è chi da lì riparte col suo suv: stereo a palla, mano incollata al clacson e sgasate multiple per informare il resto del mondo dei suoi movimenti.

C’è chi impenna col motorino a due passi dalla Triennale e chi sbraita al telefono al volante di una Smart: "Dove siete finiti? Chiara è ubriaca e non ricorda nulla: dov’era l’appuntamento?". E poi c’è chi deve tornare con i mezzi pubblici. Sono soprattutto ragazze sole o in coppia, che hanno due alternative: salire sull’autobus sostitutivo all’angolo con via Minghetti o restare ancora in giro per aspettare l’imminente apertura della metropolitana. In ogni caso, devono incamminarsi lungo la strada che una settimana fa è stata percorsa anche dalla sedicenne aggredita da uno sconosciuto nell’area verde esterna del Castello Sforzesco.

Sguardo fisso sullo schermo dello smartphone, il tragitto obbligato da coprire per raggiungere piazzale Cadorna non è lungo, poche centinaia di metri, ma presenta diversi angoli bui e ha pochissima visuale dalla strada. È un budello stretto tra le cancellate del Parco Sempione e la corsia ciclabile, illuminato a intermittenza prima di aprirsi sul piccolo slargo all’incrocio tra via Paleocapa e via Jacini. Ormai sono passate le 6, l’alba della movida si trascina stanca. Al bar che affaccia sul ponte intitolato a Pierre e Marie Curie ci sono gruppi di irriducibili che si dividono tra l’ultima birra della notte e il primo caffè del mattino. Nel frattempo, tre adolescenti sono ancora sedute sul cordolo di un marciapiedi: sono in attesa di qualcuno o qualcosa, che però sembra proprio non voler arrivare mai.

 

 

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