Quarto Oggiaro? Roba da film: ecco la pellicola autoprodotta dal quartiere

Il documentario comincia dai pregiudizi. E li distrugge mostrando i volti e le storie delle anime buone, che non si sono arrese nonostante l’isolamento geografico e culturale

Il documentario è stato ideato dagli abitanti e cofinanziato da donazioni (NewPress)

Il documentario è stato ideato dagli abitanti e cofinanziato da donazioni (NewPress)

Milano, 17 novembre 2018 - Le prime inquadrature sono per il Duomo, accarezzato da tante voci fuori campo: «Quarto Oggiaro? Una zona pericolosa, con tanta criminalità. Non ci andrei mai». «Il Bronx». Comincia così il documentario «57Quarto Oggiaro - Milano rinasce a nord ovest», dalla percezione che la città ha di questo quartiere nato «dal nulla» come risposta alla ricerca di casa per i migranti che nel dopoguerra arrivavano dal sud Italia. Comincia dai pregiudizi. E li distrugge mostrando i volti e le storie delle anime buone di Quarto, che non si sono arrese nonostante l’isolamento geografico e culturale.

Lo stesso film  (produzione Il Megafono 2006, Sonda.life e Ilmegafono.org) è frutto di questa comunità: l’idea di Alina Nastasa, la regista, Massimiliano Perna, ideatore del soggetto, e Marco Feliciani, responsabile di logistica e organizzazione, ha preso forma anche grazie a «154 produttori dal basso» che hanno finanziato il documentario con 5.300 euro come regalo di compleanno per i 60 anni di Quarto. Sostegno anche da Vill@perta, che unisce le realtà di volontariato della zona, Fondazione Carlo Perini e Comune di Milano che ha concesso il patrocinio. Il film – dedicato ad Haytam, il 13enne morto nell’incendio di via Cogne lo scorso febbraio – è stato proiettato a Villa Scheibler. «Lo porteremo in tutta Italia«, promette Massimiliano Perna. Il viaggio inizia sul bus 57 che collega il centro città a Quarto. A salirci è padre Giuseppe Bettoni, che nella zona ha creato CasArché per mamme e bambini con disagio sociale. Poi lo scrittore Gianni Biondillo, cresciuto «in cortili babelici in cui si parlavano tutti i dialetti», ricorda l’ex vivaio come «la più grande piazza di spaccio di eroina». Oggi è luogo di sane frequentazioni anche grazie all’associazione Quarto Oggiaro vivibile, animata dall’impegno di molte persone tra cui il vicepresidente Pino Lopez, come altri spazi risorti: Villa Scheibler, lo Spazio Baluardo, piazzetta Capuana. «Lo sbaglio è stato all’inizio, creando un quartiere monoclasse», riflette Antonio Iosa della Fondazione Carlo Perini. Tra le voci, anche quella di chi è stato in carcere e poi ha cambiato vita. Il riscatto è sempre possibile. Lo sa bene Aaron Paradiso, presidente di Spazio Baluardo, ex ragazzo di strada diventato educatore. E anche Daniele Doria, da iperattivo a eccellenza del parkour. E ancora Alyssa Cioni, campionessa di motocross, e Stefano Lopopolo, figlio del pugile campione del mondo dei superleggeri nel 1966, a cui è dedicato il Cam di via Lessona. Sulle orme del papà, si dà da fare per togliere i ragazzi dalla strada grazie allo sport. A Quarto, che è «una zona accogliente», dice il consigiere del Municipio 8 Fabio Galesi, «anche i muri parlano». Con disegni che sono opere d’arte.

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