Omicidio a Milano, uccise il padre a coltellate: "Era lucido, andrà a processo"

Zakaria Morchidi: "Ho ucciso mio padre perché da tempo maltrattava mia madre"

Il luogo dell'omicidio al Giambellino

Il luogo dell'omicidio al Giambellino

"L’ho ucciso perché lui maltrattava da tempo mia madre e ospitava in casa persone ai domiciliari subaffittandogli le stanze di casa nostra". Se è vero che Zakaria Morchidi, il 34enne arrestato per avere ucciso a coltellate il padre Mohamed, 69 anni, davanti al bar tabacchi di via Giambellino, era in cura al centro psichiatrico di via Soderini, è altrettanto vero che la prima perizia incaricata dalla procura, dal pm Roberto Fontana che ha coodinato le indagini racconta una persona lucida al momento dei fatti. Anche il gip Livio Cristofano, che ha convalidato l’arresto e ordinato la custodia cautelare in carcere, ha trovato un uomo cosciente dei fatti, con una invalidità accertata, ma non tale da impedirgli di capire quello che stava facendo, di consegnarsi alle forze dell’ordine e di dare una “spiegazione“ del gesto di rabbia. Il giorno dell’omicidio, la mattina del 14 marzo, Zakaria, integrazione difficile e un fratello morto da kamikaze in Iraq, dopo essersi radicalizzato alla moschea di viale Jenner, è stato fermato e arrestato da una pattuglia mentre si stava allontanando a piedi da via Odazio, dove a terra c’era ancora il cadavere del padre.

Era calmo all’apparenza "il coltello è là", ha detto subito indicandolo agli agenti, prima di consegnarsi. Le immagini della piccola telecamera puntata all’angolo fra via Giambellino e via Odazio, lontana zona ovest di Milano, riprendono tutta la sequenza dell’omicidio di Mohammed Morchidi, conosciuto da tutti con il nome di “Rami“. Un uomo con molte ombre, un piccolo boss di quartiere, come lo descrivono alcuni clienti abituali del bar “Cindy“, dove Rami stazionava per i suoi “affari“ e davanti al quale è stato ucciso. Era lì a gestire i suoi “affari“ anche domenica pomeriggio quando il figlio gli si avvicina, gli chiede soldi, pochi spicci per comperare le sigarette, una lite che dura il tempo per Zakaria di tirare fuori dalla tasca un coltello con la lama lunga venti centimetri. Infierisce sul padre, lo colpisce al collo, al petto, dove capita, più volte, é una furia e non si ferma fino a che non lo vede a terra.

L’ultimo colpo, quello fatale, al cuore. Rami cade all’indietro sotto le coltellate, è a terra e il figlio infierisce ancora. Saranno alcuni passanti, solo una decina di minuti dopo, ad avvertire i soccorsi. La moglie di Rami viene avvertita da alcune conoscenti che resteranno a consolarla mentre piange lungamente il marito. Il figlio Zakaria per ora resta in carcere, in attesa di un ultima perizia che stabilisca la sua reale capacità di stare in giudizio e di stare a processo. Per i reati di omicidio non è più possibile chiedere l’abbreviato, sarà giudicato con rito ordinario.

 

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