Disabili discriminati, la lotta di mamma Paola: "Cosi ho ottenuto il centro estivo"

Ha scritto al Garante e al Quirinale per tutelare i diritti del figlio e i suoi, genitore single, contro "il dramma che si ripete ogni estate"

Paola Banovaz con il figlio Alessandro, 13 anni

Paola Banovaz con il figlio Alessandro, 13 anni

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Milano - La storia di Paola Banovaz dimostra quanto sia diffuso il problema della discriminazione silenziosa subita ogni estate dai minori con disabilità e dalle loro famiglie quando cerchino di iscriversi ad un centro estivo comunale. Ma vuole essere anche un incoraggiamento per altre madri e altre famiglie perché non demordano e non perdano mai di vista il fatto che tra le istituzioni ce ne sono alcune che possono dare una mano, se interpellate.

Paola ci ha contattato dopo aver letto sulle nostre pagine quanto accaduto ad un’altra mamma: Monia Provenzi. L’una e l’altra, Paola e Monia, sono madri. Entrambe hanno un figlio minorenne con disabilità grave: Alessandro, 13 anni, nel caso di Paola, e Francesca, 7 anni, nel caso di Monia. Quest’estate la piccola Francesca ha frequentato il centro estivo del Comune di Cividale al Piano (Bergamo) per 4 settimane. Ci è riuscita grazie a Monia, che pur di evitarle di trascorrere tutta l’estate in casa senza la compagnia dei coetanei, ha speso 1.750 euro per quelle 4 settimane: 300 euro per la quota d’iscrizione, richiesta a tutte le famiglie, e altri 1.450 euro per pagare a proprie spese l’educatore che seguisse Francesca, un servizio per il quale il Comune ha detto di non avere un solo euro. Eccola la discriminazione silenziosa: ad alcune famiglie un centro estivo costa 5 volte di più che ad altre. Lo stesso Comune ha sottolineato, poi, che Monia percepisce l’assegno da caregiver famigliare, cioè un contributo mensile concesso dalla Regione Lombardia a tutti coloro che decidono di accudire un famigliare non autosufficiente e per questo non possono lavorare. Tradotto: Francesca può fare a meno di stare coi coetanei in estate e di proseguire il suo progetto educativo perché c’è sua madre a casa.

Paola quest’estate ha ottenuto che il suo Alessandro frequentasse uno dei centri estivi del Comune di Venezia per 13 settimane. E senza che le sia stato chiesto di pagare di tasca propria l’educatore. Un risultato straordinario che non nasce ieri e che dovrà essere difeso già domani, vale a dire: già la prossima estate. "Ho letto con amarezza quanto capitato a Monia. Parole così, declinate in altra forma ma identiche nella sostanza, sono state più volte dette anche a me" fa sapere Paola, che ad un certo punto ha deciso di interpellare altre istituzioni. "La prima volta è stata nel 2019 – racconta –. Il 15 giugno di quell’anno, insieme ad altri genitori, abbiamo scritto al “Garante dei diritti della persona“ della Regione Veneto per denunciare il fatto che il Comune di Venezia non volesse concedere ai minori con disabilità più di 4 settimane di centro estivo". Sedici giorni più tardi l’allora Garante, Mirella Gallinaro, inviò una nota di richiamo al presidente della sezione veneta dell’Associazione Nazionale dei Comuni (Anci) perché mettesse in guardia, a sua volta, tutti i sindaci. In quella nota la Gallinaro ha affermato un principio importante ma molto trascurato: "Il rispetto del diritto all’inclusione sociale dei minori con disabilità grave si realizza anche attraverso i centri estivi comunali". Per questo "i Comuni che non garantiscono una partecipazione paritaria ai centri estivi a tutti i minori, in quanto escludono o limitano l’accesso ai minori disabili, pongono in essere condotte discriminatorie e sono passibili di condanne giudiziali". Una posizione diversa da quella formalizzata in una mail inviata a Monia dal Comune di Cividale: "Il servizio di assistenza educativa estiva non si connota come diritto esigibile".

"Grazie alla meritoria nota della Garante – spiega Paola – abbiamo ottenuto qualche settimana di centro estivo in più, senza che il problema fosse risolto una volta per tutte. Infatti quest’anno mi sono sentita ripetere che, se volevo usufruire del centro estivo, dovevo inviare entro fine maggio un modulo con indicate le 4 settimane da sempre garantite dal Comune ed eventuali altre settimane aggiuntive che sarebbero state concesse solo previa valutazione dei servizi sociali". Le condizioni e i limiti di sempre. Condizioni e limiti che Paola, questa estate, aveva un motivo in più per non accettare: "Proprio a maggio mi è stato proposto un contratto di lavoro. Io sono una madre sola. A maggior ragione, per me e per mio figlio, era importante questa estate beneficiare del centro estivo per i 3 mesi di stacco della scuola, per 13 settimane. Così il 15 giugno ho scritto al presidente della Repubblica".

Una mossa estrema, ma ha dato frutti: "Una settimana più tardi l’“Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri“ ha scritto al Comune di Venezia, mettendomi in copia, chiedendo conto dell’“asserita differenza di trattamento“ tra le famiglie e segnalando di aver ricevuto una segnalazione dal Quirinale". A quel punto il Comune ha garantito a Paola e Alessandro 13 settimane di centro estivo. Un fatto senza precedenti. "Il problema dell’accessibilità ai centri estivi è un dramma. Ma le istituzioni ci sono – dice Paola –, bisogna interpellare quelle giuste. Ringrazio l’ex Garante, Mirella Gallinaro, il suo successore, Mario Caramel, tutto il suo staff, in particolare Mariella Mazzucchelli, dell’Ufficio supporto specialistico, e Antonio Caponetto, dell’Ufficio per le Politiche in favore delle persone con disabilità del Governo".

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