Milano, dopo il party illegale in Statale scatta l’indagine

Il rettore Franzini incassa la solidarietà di molti studenti che bollano la festa di Halloween come "business" e "atto di inciviltà"

 i danni del rave party in Statale

i danni del rave party in Statale

Milano, 5 novembre 2019 - Gli studenti della Statale sono a fianco del loro rettore «risoluto», Elio Franzini, e non dei coetanei «festaioli». In via Festa del Perdono, dove ieri sono riprese regolarmente le lezioni, abbiamo incontrato solo voci di condanna sul rave abusivo che si è consumato fra le mura dell’università nella notte di Halloween. Una «festa senza perdono» - come è stata pubblicizzata sui volantini «rosso sangue» ancora appesi alle bacheche degli annunci - che ha lasciato, dopo i balli al ritmo di «Suor Cristona» e i bagordi alcolici, cumuli di rifiuti tra i corridoi dell’università e l’atrio di fronte all’Aula Magna, invasi da bottiglie e bicchieri. La sporcizia è stata fatta sparire dopo un duro lavoro degli addetti alle pulizie. Ma la vicenda non si è affatto conclusa. La Procura di Milano ha aperto un’indagine per violazione delle norme di sicurezza e invasione di edificio pubblico per l’occupazione non autorizzata del 31 ottobre scorso. Il fascicolo «a modello 44» contro ignoti, è coordinato dal procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano.

A breve verrà ascoltato il rettore del’ateneo milanese che ieri mattina aveva annunciato di far partire una «denuncia contro ignoti» a margine di un convegno a cui ha partecipato anche la senatrice a vita Liliana Segre. Franzini è tornato «alla carica» dopo la sua lettera aperta «Per riflettere insieme», pubblicata sul sito della Statale due giorni fa. «Siamo rimasti soli, testimoni di un reato che si compiva senza nulla poter fare, ad assistere alla preparazione dello scempio» si legge. «Sottoscrivo le parole del nostro rettore una a una, bene ha fatto a pubblicare la lettera» dice Samuele Pedrazzini, 19enne al primo anno di Giurisprudenza: «Hanno “conciato” i corridoi davvero per le feste, come si vede dalle foto pubblicate dall’ateneo. Per quel che mi riguarda è stato un atto di inciviltà, una mancanza di rispetto verso un luogo simbolico». Anche la compagna di corso, Anita Piano, concorda: «L’università è un luogo dove si va per studiare, non per divertirsi in modo sfrenato. Per quello ci sono altri spazi». «Ca’ Granda (l’edificio rinascimentale dove ha sede l’Università degli Studi ndr) è un luogo da tutelare perché ha cinque secoli» ricorda Marcello Vergani, sempre di Giurisprudenza.

Gli organizzatori della festa irregolare, i collettivi Lume e Dillinger, hanno invece difeso, in un lungo post pubblicato su Facebook, «lo straordinario momento di condivisione in cui gli studenti vivono lo spazio universitario in un modo diverso, come luogo della socialità aperto a tutti». Secondo la versione dei collettivi «non è stato rotto assolutamente nulla e non vi sono stati incidenti di sorta. Ci dispiace – scrivono nella loro “contro-lettera” – che il lavoro e la dedizione di tanti studenti venga criminalizzato senza alcun fondamento». Marco Rossi, 22 anni e studente di Lettere, decostruisce la visione socializzante dell’evento: «C’era un prezzo per l’ingresso e per i drink: è un business».  

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