Ferno, voti della ’ndrangheta e favori Ex sindaco si sospende dal partito

Il giudice per l’udienza preliminare di Milano ha rinviato a processo l’esponente di Fratelli d’Italia. Alla sbarra anche l’ex consigliere comunale Alessandro Pozzi con l’accusa di turbativa d’asta

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di Andrea Gianni

All’epoca Filippo Gesualdi era candidato sindaco di Ferno, Comune del Varesotto sul cui territorio si sviluppa parte dell’aeroporto di Malpensa. A pochi giorni dalle elezioni, poi vinte l’11 giugno 2017 dall’esponente di Fratelli d’Italia con 1.316 preferenze (contro le 1.252 della rivale), il sessantenne avrebbe accettato "la promessa da parte di Emanuele De Castro, effettuata per il tramite di Mario Curcio, suo uomo di fiducia, ed Enzo Misiano, di procurargli voti in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa". De Castro, prima di diventare un collaboratore di giustizia, era il braccio destro di Vincenzo Rispoli, il boss della locale di ’ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo oggi detenuto al 41 bis, come certificato già dalle condanne nei processi Infinito e Bad Boys e confermato dall’operazione Krimisa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. Ora l’ex sindaco Gesualdi, che si è autosospeso da FdI in seguito all’inchiesta, dovrà affrontare un processo.

A deciderlo è stato il gup milanese Livio Cristofano che, in linea con la richiesta del pm Alessandra Cerreti, ha inoltre rinviato a giudizio per turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso l’ex-consigliere comunale di Ferno Alessandro Pozzi con i fratelli Marco e Mario Filippelli, ritenuto componente pure lui della cosca di Legnano-Lonate Pozzolo. A giudizio anche altre tre persone per falsa testimonianza ai giudici. Per gli 8 il dibattimento si aprirà il prossimo 31 gennaio davanti al Tribunale di Busto Arsizio. Il giudice Cristofano riguardo al reato di falsa testimonianza ha accolto il patteggiamento di tre imputati a pene tra i 2 anni e 1 anno e 4 mesi. Una quarta persona verrà giudicata il prossimo giugno in abbreviato.

Una nuova fase in un procedimento che, ancora una volta, ha scoperchiato legami, patti con la politica e infiltrazioni della ’ndrangheta nel Varesotto, oltre al tentativo di mettere le mani sul business che ruota attorno all’aeroporto di Malpensa. Gesualdi, secondo le accuse, si sarebbe interessato "all’acquisizione dei terreni, siti in Ferno, da destinare ad attività imprenditoriali" legate a De Castro: "Prima che mi incazzo e poi va a finire che a questo lo devo veramente venire a pigliare a schiaffi a sto sindaco – l’intercettazione riportata nel provvedimento in cui il mafioso parlava del sindaco –. Prima ha chiesto, mo’ che chiediamo noi, ma io non sto facendo niente di illecito...". In un altro dialogo captato dalle microspie, invece, era Gesualdi a dire di De Castro: "Ma sì, ma eh scusa lui... allora gli ho detto a lui quando m’ha chiamato col vigile, gli ho detto: “Vieni lunedì pomeriggio o mercoledì pomeriggio ché c’è il tecnico. Andiamo dal tecnico insieme e ci andiamo a parlare”. Io più... più che dirgli questo io...". L’anno scorso Gesualdi aveva parlato in Consiglio comunale, proclamandosi estraneo alle accuse: "Non ho favorito nessuno, tantomeno ho fatto promesse a soggetti malavitosi".

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