Federico Tisti, il selfie, il coma e la nascita di un figlio: la seconda vita a Milano

Picchiato per un selfie con una ragazza, oggi il 32enne vive con placche e viti in testa. "Nello studio del mio avvocato ho trovato l’amore"

Federico Tisti mostra la cicatrice, a destra con la compagne e il figlio

Federico Tisti mostra la cicatrice, a destra con la compagne e il figlio

Milano - Ridotto in fin di vita per un selfie. Ma dal buio di una storia atroce che lo segnerà per sempre, il destino gli ha teso una mano: "oggi sono papà di un bimbo meraviglioso". Grazie a un incontro che paradossalmente è stato originato dal brutale pestaggio che ha subìto. Perché nello studio dell’avvocato Antonio Finelli, il suo difensore, ha trovato l’anima gemella. Una storia da film quella di Federico Tisti, di 32 anni, che ha avuto il suo lieto fine.

La notte tra il 21 e il 22 marzo 2021 è stato picchiato da Giacomo Priolo, ventenne, e dal padre Salvatore, di 45, pregiudicato, che nel suo quartiere, Niguarda, è soprannominato "l’animale" per i modi rozzi e violenti. Torniamo a quei momenti: Federico, cresciuto a Niguarda, che conosce bene i suoi aggressori, quella sera invita a casa sua un gruppo di amici tra cui una ragazza, ex fidanzata di Giacomo. La cena trascorre serena e a un certo punto uno dei commensali scatta delle fotografie poi postate sui social. Tra le scene, una immortala Federico con la ragazza. Una posa non gradita (per usare un eufemismo) dal giovane Priolo, che dopo aver visto l’immagine on line va su tutte le furie e si presenta poi a casa del trentenne insieme al padre. "Io ho aperto la porta perché non avevo nulla da nascondere. A casa mia non c’era più nessuno a parte un mio amico. Padre e figlio – ricorda Federico – mi hanno preso a calci, pugni e schiaffi. Poi sono scappati. All’inizio ero dolorante ma non sarei andato al pronto soccorso: devo la vita all’amico che era a casa con me e che mi ha accompagnato all’ospedale Niguarda. A poco a poco sono entrato in coma. Ricordo solo le porte del triage". I medici hanno riscontrato un “ematoma epidurale“, emorragia tra la membrana esterna che ricopre il cervello e il cranio, e lo hanno dovuto operare d’urgenza. Il trentenne ha dovuto affrontare due interventi alla testa ed è rimasto ricoverato un mese.

«Ora vivo con sei placche in titanio e tre viti in testa; per tutta la vita dovrò vedere la cicatrice. Se cambiano le condizioni meteorologiche sento fastidi e periodicamente devo fare dei controlli medici, a carico mio. In più sono dovuto andar via dal mio quartiere per motivi di sicurezza. Questo mi fa rabbia, perché invece chi mi ha fatto del male è rimasto a casa propria (ai domiciliari, ndr ), aiutato dal sistema-giustizia che non tutela a sufficienza le vittime". Padre e figlio, subito arrestati con l’accusa di tentato omicidio, sono stati condannati rispettivamente a 6 anni e 8 mesi e a 4 anni con rito abbreviato. Per andare avanti, Federico pensa al bicchiere mezzo pieno. "Sto bene. Ho ricominciato a lavorare, sono un tatuatore e in più mi occupo della gestione di case per affitti brevi". Soprattutto, ha trovato l’amore. "Nello studio del mio legale ho conosciuto la professionista che si occupava del mio caso e tra noi si è creata una sintonia fortissima. Poi ho scoperto fosse la figlia del mio avvocato". Il legame sentimentale ha dato i suoi frutti: "Lo scorso 13 marzo è nato il nostro bambino". Un anno dopo il pestaggio. "Una nuova vita che segna la mia rinascita".

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