Favori incrociati tra vigili per togliersi le multe

Indagine "Ghisa scura": un documento falso fabbricato per annullare una sanzione. Anche una coppia di medici nella lista degli “amici”

Un ghisa

Un ghisa

Milano, 6 febbraio 2021 - Una donna si rivolge a un vigile amico di Milano per farsi togliere una multa presa in un Comune dell’hinterland o comunque per pagare il meno possibile. A quel punto, lui si rivolge a un ufficiale in servizio in quel Comando per chiedergli il "favore", e sua volta l’interlocutore mette sul piatto una controproposta: anche lui ha preso una contravvenzione, a Milano però, e vuole che gli venga levata. Il ghisa meneghino acconsente, e per farlo crea un documento falso che attesta che l’ufficiale non poteva essere in quel posto nel momento in cui è stato sanzionato perché stava svolgendo un’indagine di polizia giudiziaria nel capoluogo; un documento indispensabile per annullare il verbale in autotutela, procedura che ogni cittadino può adottare per cassare un atto palesemente illegittimo o viziato senza dover ricorrere al giudice. Alla fine, stando a quanto poi accertato dagli inquirenti, il piano è andato in porto.

C’è anche questo caso nell’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Carlo Scalas, che nelle scorse settimane, come raccontato dal Giorno , ha vissuto uno snodo decisivo: undici persone, tra cui alcuni vigili (compreso lo storico sindacalista Cisl Mauro Cobelli) e automobilisti che avrebbero fatto leva sulle loro conoscenze con agenti di polizia locale e dipendenti comunali per risparmiare sugli importi delle contravvenzioni, hanno ricevuto un’informazione di garanzia e il contestuale avviso di chiusura indagini per le accuse, a vario titolo, di frode informatica, accesso abusivo a sistema informatico e falsità materiale. In questi giorni, sono in corsi gli interrogatori di alcuni degli indagati, chiamati a spiegare quanto emerso dall’inchiesta "Ghisa scura", partita nel 2018 e che tra 2019 e 2020 ha portato ai domiciliari due vigili (Irene Franca Cariello e Agostino Pasquale Cianflone) e due amministrative in forza all’Unità riscossioni e relazioni con il pubblico di via Friuli (Assunta Montuoro e Anna Maria Vardaro). Stando alle informazioni a disposizione, nel corso dell’indagine sono emersi i nomi di decine di cittadini che hanno approfittato del "sistema" per versare meno del dovuto: oltre a quelli di dipendenti di alcuni enti pubblici e di esercenti di vario genere (ristoratori, calzolai e parrucchieri), nella lista ci sono pure quelli di una coppia di medici con studio in pieno centro.

Intanto, sul caso interviene il segretario del Sulpl Daniele Vincini: "Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso – la premessa –. Detto questo, se le accuse venissero dimostrate, ci troveremmo davanti ad agenti che hanno tradito il giuramento fatto quando hanno deciso di indossare la divisa. Per coloro che hanno ricoperto o ricoprono anche cariche sindacali, sarebbe ancor più grave, perché avrebbero tradito la fiducia che in loro hanno riposto i lavoratori". Per Vincini, però, questa può essere pure l’occasione per individuare la "falla" e introdurre "meccanismi di controllo incrociato che evitino in futuro il ripetersi di simili episodi".  

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