"Favori ai sindacati per spegnere le proteste"

L’imprenditore racconta ai pm il meccanismo: false assunzioni per tenerli buoni. Sequestrati altri 108mila euro a sigle Uil nell’inchiesta sul raggiro all’Inps

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"Lei mi chiede qual è il beneficio che la società trae da un’assunzione fittizia e rispondo che si tratta di mantenere buone relazioni col sindacato che possono essere utili in occasioni di momenti di criticità dei rapporti lavorativi". Così un imprenditore, sentito nell’inchiesta milanese sulla presunta truffa all’Inps che ieri ha portato ad altri sequestri a carico di sigle Uil, ha spiegato il perché "imprese private" si siano "prestate ad assecondare" il "meccanismo", per loro "tutto in perdita", che prevedeva l’assunzione di lavoratori per almeno 6 mesi, pagati dalle aziende, ma che in realtà non lavoravano per loro ma per i sindacati e poi venivano messi in "aspettativa sindacale non retribuita". E i contributi previdenziali venivano versati dall’istituto pensionistico.

A parlare a verbale, lo scorso 31 marzo, è Vito Rinaldi, gestore del gruppo Cegalin-Hotelvolver già al centro di un’inchiesta del pm Paolo Storari che ha dato origine anche a questa indagine. Rispondendo alle domande degli inquirenti, Rinaldi spiega che "questo fa parte del costo del mondo del lavoro". E ancora: "Un giorno negli anni 2013-2014 un dirigente della Fisascat (...) mi ha chiesto il favore di caricarmi del costo dei dipendenti in quanto il sindacato aveva bisogno di lavoratori di cui però non poteva sopportare in tutto o in parte il costo". E poi chiarisce: "Faccio presente che se un’organizzazione sindacale decide di creare problemi a un’azienda lo può tranquillamente fare e pertanto (...) è interesse dell’impresa mantenere buone relazioni sindacali". Una testimonianza che apre uno spaccato preoccupante. Il gruppo Cegalin-Hotelvolver, che fornisce servizi di pulizie ad alberghi e altre strutture, è stato travolto infatti dall’inchiesta che ha scoperchiato un meccanismo attraverso il quale il gruppo leader nel settore tra il 2013 e il 2016 avrebbe esternalizzato il lavoro avvalendosi di cooperative le quali non avrebbero versato i contributi previdenziali ai lavoratori e l’Iva. E con un sistema di false fatture sarebbero stati dirottati anche soldi all’estero. A pagare il prezzo sono i lavoratori, pagati con stipendi da fame, che i sindacati dovrebbero difendere. L’indagine sulla presunta truffa all’Inps attraverso un sistema di "indebita fruizione" delle aspettative sindacali non retribuite, che ha coinvolto le passate gestioni di categorie della Cisl e della Uil, ha portato ora a nuovi sviluppi. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano ieri ha sequestrato, su disposizione del gip Anna Calabi, altri 108mila euro a carico di alcune sigle Uil.

A fine aprile le Fiamme gialle avevano eseguito un altro sequestro preventivo da oltre mezzo milione di euro a carico di alcune organizzazioni di Cisl e Uil e prima ancora, a metà dicembre scorso, erano stati “congelati“ circa 600mila euro sempre ad alcune sigle Cisl. Dalle indagini è venuto a galla sempre lo stesso "schema", che riguarda anche questa tranche, ossia presunti contratti "fittizi" stipulati tra aziende compiacenti e lavoratori, assunti solo sulla carta, con la presunta regia di sindacati lombardi. I sequestri di oggi riguardano, in particolare, Uilm Milano Monza e Brianza, Uiltec Milano-Metropolitana-Lombardia e Cst Uil Milano e Lombardia. Nel nuovo filone ci sono sette persone indagate, tra dirigenti sindacali e imprenditori.

Andrea Gianni

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