Fase 2, multati dopo la protesta: ristoratore fa sciopero della fame / VIDEO

I gestori di bar e ristoratori alla politica: no a strumentalizzazioni ma ascoltateci

Ristoratore dorme in piazza per protesta contro le multe

Ristoratore dorme in piazza per protesta contro le multe

Milano, 7 maggio 2020 - Ha dormito nella stessa piazza dove ieri mattina aveva manifestato e ha iniziato lo sciopero della fame. Paolo Polli, uno dei circa 50 ristoratori  che ieri mattina hanno partecipato a un flash mob con sedie vuote, nei pressi dell'Arco della Pace, ha deciso così di continuare la sua protesta fino a quando non saranno cancellate le sanzioni fatte dalla Digos  a causa dell'assembramento che si è venuto a creare. Quindici in tutto le multe, ciascuna da 400 euro, che hanno scatenato le polemiche tra i ristoratori e acceso lo scontro politico. 

"Siamo assolutamente contrari ad aprire in queste condizioni - spiega Paolo Polli tra i fondatori del comitato Horeca Lombardia - per aprire in risporante medio servono 30mila euro al mese, e noi abbiamo fatto i conti che ne possiamo guadagnare al massimo quindici, quindi ci conviene rimanere chiusi". Per questo Polli formula una serie di richieste alle istituzioni. "Prima di tutto di non farci pagare il suolo pubblico e la tassa sulla raccolta della spazzatura perchè non ne abbiamo usufruito in questi mesi di chiusura, poi dei soldi a fondo perduto per cercare di pagare l'affitto perchè i proprietari degli immobili sono privati e non hanno fatto sconti, non pagare le tasse almeno per un anno e farci aprire in tutta sicurezza ma al 100% delle nostre potenzialità".  Il sindaco Beppe Sala ha fatto sapere che si potranno chiedere spazi all'aperto antistanti al bar senza vincolo della soprintendenza, l'unico vincolo rimane la sicurezza. Però dehor, protezioni in plexiglass, consegne a domicilio o il take away sono soluzioni che non coprono i costi legati alla riapertura. "Anche nel caso che potessero riaprire all'aria aperta i posti saranno un terzo in ogni caso e quindi - osserva Polli - non ci stai dentro, se hai un locale con 40 posti con le restrizioni puoi avere al massimo 13 coperti".

E' tornata a farsi sentire anche la voce dei ristoratori per chiedere aiuto alla politica dopo la protesta e le polemiche di ieri. "Non strumentalizzateci, ma lavorate insieme per aiutarci e ascoltate le nostre richieste", domandano i ristoratori di Milano, con in testa Alfredo Zini. Ieri sera, durante un incontro con il questore di Milano, Sergio Bracco, sono state esposte le rispettive ragioni, ma i titolari dei locali ad oggi rimangono dell'idea che dovrebbe essere l'istituzione stessa a ritirare le sanzioni comminate: "In caso contrario - fanno sapere -, faremo ricorso al prefetto, ma speriamo che con serenità si riesca a risolvere la questione senza esasperare gli animi". Quanto alla protesta, Zini fa sapere: "Abbiamo chiesto di verificare le immagini, per dimostrare che non c'era assembramento ed eravamo in sicurezza e a distanza".

Da quanto si è saputo dalla questura, già l'altro ieri sera i ristoratori, che avevano chiarito l'intenzione del flash mob, erano stati avvertiti che l'idea andava contro le disposizioni in materia di mantenimento del Covid. Ma il mattino seguente la protesta ha raggiunto gli oltre 20 partecipanti, accorsi anche da fuori Milano (non tutti giustificati). Ed è stato quindi necessario, da parte della Digos, intervenuta solo dopo "parecchio tempo dall'inizio del flash mob", comminare le multe, visto che l'assembramento non veniva sciolto rapidamente. 

 

 

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