Licenziamenti Facebook, prima vittoria dei lavoratori: esuberi dimezzati

Ma i sindacati non si accontentano: "L’offerta non è sufficiente, pronti alla mobilitazione". Si tratta sugli incentivi all'uscita

Mark Zuckerberg

Mark Zuckerberg

Milano - Sarà un Natale nel segno dell’incertezza per i dipendenti milanesi di Meta-Facebook, nello stallo delle trattative fra sindacati e azienda arrivate al rush finale. La notizia positiva è che il colosso dei social network ha messo sul tavolo un'ipotetica riduzione degli esuberi (dai 22 licenziamenti iniziali su un totale di 130 dipendenti, tutti nella sede milanese in piazza Missori, si arriverebbe a circa 13), che dimezzerebbe l’impatto dei tagli in Italia nell’ambito del piano globale di riduzione del personale.

Manca però, finora, un accordo sugli incentivi all’uscita per i dipendenti che rimarranno in esubero. "La proposta economica fatta dall’azienda non è sufficiente – spiega Bruno Pilo, il funzionario della Uiltucs al tavolo della trattativa con gli altri sindacalisti di Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl – anche se valutiamo positivamente la proposta di una riduzione dei licenziamenti. Torneremo a incontrarci il 3 gennaio, anche se il tempo per riuscire a chiudere la trattativa è ormai agli sgoccioli".

Nel caso di un accordo, quindi, una parte dei posti di lavoro verrebbe salvata, a fronte di uscite volontarie di alcuni dipendenti grazie a incentivi messi sul tavolo. In caso contrario, invece, la palla tornerà nelle mani del colosso dei social, mentre i sindacati potrebbero avviare iniziative di protesta e "tutte le azioni che riterremo necessarie".

In mezzo ci sono i dipendenti, tutti con alte professionalità in campo digitale, finiti al centro di una vertenza che seppur limitata nei numeri coinvolge un settore relativamente giovane, dove i sindacati stanno cercando di attecchire. Gli esuberi sono motivati con la crisi globale di Meta, la holding alle spalle di Facebook, Instagram e WhatsApp, che ha annunciato il licenziamento di 11mila dipendenti in tutto il mondo.

Piano che ora si è concretizzato in Italia, con la procedura di licenziamento collettivo motivata dal "progressivo peggioramento delle condizioni macroeconomiche e geopolitiche", il calo dei ricavi e la "sempre più agguerrita concorrenza" anche di Tik Tok, oltre alla decisione di investire sul metaverso.

Non è la prima vertenza che riguarda un social network - nel 2016 era già finito davanti ai sindacati l’addio di Twitter all’Italia con la chiusura della sede in via Camperio a Milano - ma è quella che assume un più forte valore simbolico. Il prossimo fronte potrebbe aprirsi su Amazon, perché anche il colosso dell’e-commerce ha annunciato un piano globale di licenziamenti, con possibili impatti anche in Italia.

 

 

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