La scure di Facebook su Milano: 22 dipendenti a rischio licenziamento

I tagli italiani si concentrano in piazza Missori, via il 17% della forza lavoro. La Uiltucs: emergono tutti i limiti di questo modello basato solo sui ricavi

Mark Zuckerberg, 38 anni, al comando di Meta

Mark Zuckerberg, 38 anni, al comando di Meta

Milano - La scure di Meta, ex Facebook, si abbatte su Milano. Il piano globale di tagli del personale avviato dal colosso fondato da Mark Zuckerberg si traduce in 22 licenziamenti nel capoluogo lombardo, dove è concentrato tutto il personale italiano della multinazionale dei social network.

I sindacati hanno ricevuto ieri una comunicazione sul "licenziamento collettivo per riduzione del personale", procedura prevista dalla legge nel caso di esuberi, da parte di Facebook Italy Srl, il “braccio italiano“ di Meta con quartier generale in piazza Missori 2 a Milano. Una sede in un anonimo palazzo nel cuore di Milano, senza neanche un’insegna a indicarne la presenza, che fu inaugurata in pompa magna nel 2014. Un pesante ridimensionamento del personale, quindi, anche in Italia. Attualmente la società conta nel nostro Paese un organico complessivo di 127 dipendenti, tutti con sede di lavoro a Milano. Con il piano viene quindi tagliato circa il 17% del personale. I 22 licenziamenti sono distribuiti su varie posizioni: creativi, addetti al marketing e alla comunicazione, nessun dirigente. Gli esuberi sono motivati con la crisi globale di Meta, la holding alle spalle di Facebook, Instagram e WhatsApp, che nei giorni scorsi ha annunciato il licenziamento di 11mila dipendenti in tutto il mondo. Piano che ora si è concretizzato in Italia.

Motivi come "il progressivo peggioramento delle condizioni macroeconomiche e geopolitiche", il calo dei ricavi e la "sempre più agguerrita concorrenza" anche di Tik Tok. Si attende quindi la fissazione di un incontro con i sindacati italiani, per l’eventuale apertura di un tavolo di confronto. "Piattaforme digitali come Facebook dimostrano in queste situazioni i limiti di un modello organizzativo del lavoro che si basa su un rischio di impresa imprevedibile e fondato solo sui ricavi – spiega Mario Grasso, della Uiltucs-Uil –. Serve maggiore responsabilità sociale d’impresa soprattutto con una incalzante transizione digitale del lavoro che pone il terziario avanzato al centro delle rivendicazioni sindacali del nostro Paese". Bruno Pilo, funzionario milanese della Uiltucs, evidenzia la "delicatezza" della procedura, anche perché in Meta "non esiste una rappresentanza sindacale" e le relazioni con l’azienda sono ancora tutte da costruire.

"Al momento non possiamo determinare il numero esatto di dipendenti in esubero in Italia - ha fatto sapere Meta - lavoreremo a stretto contatto con i sindacati e avvieremo una consultazione collettiva nei prossimi mesi. Quello fornito ai sindacati non è il numero definitivo ma rappresenta un numero potenziale di persone coinvolte". 

 

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