Fabrizio Corona, fine dell’impero: fallisce la storica società

Milano, l’ex re dei paparazzi: "Nel 2013 c’erano ancora 30 persone a lavorare per me". I giudici restituirono alla Fenice i soldi trovati nel controsoffitto: paghi i debiti

Fabrizio Corona

Fabrizio Corona

Milano - Fabrizio Corona, nel suo libro, torna con nostalgia al gennaio 2013 quando, "prima della sentenza della Cassazione c’erano ancora trenta persone a lavorare per me alla Fenice, la mia famosa e tanto amata società in corso Como 5, a Milano". Ora di quella società fondata dall’ex “re dei paparazzi“ restano solo le ceneri. Il Tribunale di Milano ha dichiarato infatti il fallimento della Srl, con una sentenza che fissa per il prossimo 2 febbraio l’udienza dei creditori per l’esame dello stato passivo e segna, anche simbolicamente, l’epilogo di un’avventura imprenditoriale finita in un mare di guai giudiziari. Correva l’anno 2007 quando Corona fondò la Fenice, società del settore dell’organizzazione di eventi con sede nella strada simbolo della movida milanese. In quel periodo l’ex fotografo dei vip era travolto dall’inchiesta Vallettopoli, una delle tante grane giudiziarie che per quasi 15 anni lo hanno portato sotto i riflettori e dentro e fuori dal carcere.

La sua agenzia, la Corona’s, fiore all’occhiello di un impero dai conti in rosso, era fallita. La Fenice Srl nel 2011 fatturava 1,9 milioni di euro, registrando perdite per 865mila euro. A queste perdite si aggiungono quelle degli anni 2009 e 2010 pari, rispettivamente, a 226mila e 342mila euro. Il capitale sociale della Fenice era di soli 10mila euro. Il 99% in mano a Corona. Anche i conti della Fenice presto finirono sotto la lente degli investigatori: nella società sarebbero confluiti i soldi della fallita Corona’s, e dalle casse sarebbero poi uscite le somme per comprare la casa in via De Cristoforis, a pochi passi da corso Como, poi confiscata. La Fenice torna nelle cronache nel 2018, quando la Corte d’Appello di Milano, motivando l’assoluzione di Fabrizio Corona dall’accusa principale per la nota vicenda dei circa 2,6 milioni di euro trovati in parte in un controsoffitto e in parte in Austria, sottolinea però che è "accertato" e "incontestato" che le somme "siano da ricondurre a proventi in nero delle attività lavorative svolte da Corona attraverso la società Fenice Srl prima, Atena dopo". I giudici avevano già restituito a Corona parte di quelle somme, stabilendo che poco più di un milione della massa di contanti nascosti nel controsoffitto dovesse rientrare nelle casse della Fenice, all’epoca in liquidazione, proprio per poter pagare i creditori. Il Tribunale fallimentare dovrà accertare quello che resta del patrimonio. Per Corona, però, i problemi non sono finiti. L’ultima di una lunga serie di guai giudiziari lo vede denunciato, giovedì, dalla Gdf di Genova per evasione dagli arresti domiciliari. Aveva un permesso per andare a Roma e invece ha deviato in Liguria, dove è stato beccato in un locale.